STEFANO BROGIONI
Cronaca

Sollicciano, sezioni distrutte dopo la rivolta in carcere. Via al trasferimento di sessanta detenuti

Già partite le ricollocazioni in altri istituti a causa dei danni e degli allagamenti. Ma la casa circondariale resta sovraffollata

Firenze, 7 luglio 2024 – Dopo le lacrime per la morte del detenuto suicida, restano le macerie della rivolta. Intere sezioni allagate dopo il necessario intervento dei vigili del fuoco per spegnere materassi, arredi e oggetti andati in fumo durante la dura contestazione dei ristretti. Protesta andata in scena dopo che il popolo carcerario ha saputo della morte del giovane compagno, impiccatosi con le lenzuola nella propria cella (50esimo suicidio del 2024 nelle nostre carceri), ma che covava sotto la cenere da diversi giorni.

Caldo, cimici, mancanza d’acqua avevano infatti esasperato gli animi, e nell’ultima settimana dopo i gesti dimostrativi i detenuti avevano consegnato ai propri legali una lettera-esposto da consegnare in procura.

E adesso, si apprende ancora dagli avvocati che ieri mattina – dopo i problemi di giovedì – sono riusciti a riprendere i colloqui con i loro assistiti, a causa della devastazioni post sommossa sono iniziati i trasferimenti.

Circa sessanta detenuti sono destinati ad altri penitenziari. E qui si apre un’emergenza nell’emergenza, considerata la carenza cronica di posti un po’ in tutte la case circondariali.

Secondo i dati diffusi dal garante nazionale, il professor Felice Maurizio D’Ettore, la capienza ufficiale di Sollicciano è di 409 posti. Ma i detenuti presenti sono 564. 133 di loro hanno a disposizione tra i 3 e i 4 metri quadrati, 407 al di sopra dei quattro metri quadri. A complicare la situazione anche l’indisponibilità di 89 posti. Prima della rivolta, un’intera sezione era chiusa a causa delle infiltrazioni d’acqua in caso di pioggia.

L’indice di sovraffollamento è del 138,24 ma tra i 190 penitenziari italiani, il carcere fiorentino si colloca in posizione numero 79. Dunque ci sono carceri messe ancora peggio.

Le condizioni di Sollicciano si riversano anche sul personale della polizia penitenziaria. Durante la sommossa di giovedì ci sono stati due agenti feriti (uno è stato colpito con una scopa) e in generale le condizioni di lavoro risentono sia delle fibrillazioni dei ristretti sia dello stato precario dell’immobile.

Che necessita di lavori: i progetti sono già stati approvati ma sono fermi da mesi in attesa dei progetti esecutivi. Anche di questo si è parlato nell’ultima visita, datata 21 giugno, del garante dei detenuti Felice Maurizio D’Ettore.

Sollicciano è da buttare? Nel dibattito politico viene citata spesso l’idea di un intervento massiccio sulla struttura, nata negli anni ’80 con diverse problematiche nel dna che con gli anni sono andate acutizzandosi. Ma buttare giù Sollicciano per rifarlo nuovo (come ha ipotizzato anche la sindaca Sara Funaro dopo l’incontro di venerdì mattina con la direttrice Antonella Tuoni) pare più una boutade che un’ipotesi concreta.

Il ministro della giustizia Carlo Nordio ha in tasca una riforma che dovrebbe avere l’effetto di limitare l’applicazione delle misure cautelari in carcere, con l’istituzione di un collegio di tre gip chiamato a decidere sulla massima privazione della libertà personale. Poi è già legge l’istituzione dell’"albo delle comunità", ovvero il riconoscimento formale di strutture soft che potrebbero accogliere detenuti di buona condotta o tutti quei ristretti che sono nelle condizioni giuridiche di sco ntare una detenzione alternativa al carcere ma che non posseggono i requisiti “logistici“, come una casa dove passare i domiciliari.

Aprono a percorsi di reinserimento anche le Pubbliche Assistenze toscane. "I governi e i parlamenti di ogni colore, sono gli unici responsabili delle condizioni medievali nelle quali vivono i detenuti - dice il presidente Dimitri Bettini -. Tradiscono lo spirito dell’articolo 27 della Costituzione; evitano la questione. Il risultato sono i suicidi tra detenuti e agenti della penitenziaria, gli atti di autolesionismo, la violenza come unica regola per chi è recluso. Mi pare assurdo nella nostra regione, a Firenze, dove si cerca un approccio anche con il più solitario dei senza fissa dimora per dargli assistenza. Non possiamo accettare questo scempio dei diritti umani. Servono percorsi di assistenza e recupero per riavvicinare queste persone alla società civile. Dar loro fiducia, e spingere verso il reinserimento. Come Pubbliche Assistenze, se chiamati, siamo disponibili".