SANDRO
Cronaca

Rivoluzione Campo di Marte Attenti ai tempi

Sandro

Rogari

In questi giorni tristi, quella di lunedì è stata una bella giornata per Firenze. Il progetto vincitore del restyling del Franchi è molto convincente. È sobrio; non è intrusivo nello skyline della città e questa è una qualità che Firenze sa apprezzare. Ma la maggior lode va alla manifestazione che ha dato l’impressione di una città che si muove con rapidità e determinazione; in controtendenza rispetto ad altri versanti. Aggiungo alle lodi la grande mobilitazione e partecipazione emotiva. La memoria delle antiche glorie sportive di Firenze ha toccato le corde dell’amore dei fiorentini per la loro squadra. Non solo. Il concorso d’opera è emerso dalla stretta collaborazione fra il Comune, la Fondazione Cr Firenze e Banca Intesa che hanno collaborato per innescare il processo virtuoso che porterà alla rigenerazione dell’intero Campo di Marte. Penso che ora le vecchie polemiche su quale stadio per il futuro di Firenze possano essere legittimamente superate. Da un lato si ridisegna, mantenendone il modello stilistico, lo stadio storico di Firenze a novant’anni dalla sua costruzione; d’altro lato si garantisce a un grande quartiere fiorentino un nuovo parco e nuovi servizi anche commerciali. Si tratta di un’operazione resa possibile dal Pnrr nazionale, alla condizione che tutto sia finito entro il 2026. Sembra un tempo lungo, ma non lo è per un’opera pubblica così imponente. Il sindaco Nardella ha messo sull’avvertita in merito alle potenziali polemiche. Le ha connotate come un corollario della fiorentinità. Ma questa volta è legittimo essere ottimisti. Si tratta di un bel progetto, giunto in porto dopo un vaglio selettivo assai rigoroso e scelto fra sette progetti di alto valore e grande significato. Aggiungo che l’animo dei partecipanti alla cerimonia di proclamazione, in Palazzo Vecchio, era di entusiastica partecipazione. Si parte bene. Resta solo un dubbio. Era imprescindibile coinvolgere le istituzioni fiorentine, in primis la Fiorentina e le sue icone. Era giusto coinvolgere i responsabili dello sport nazionale. Ma se il Franchi è un grande bene culturale, il ministero della Cultura dov’era?