REDAZIONE FIRENZE

Rodolfo Fiesoli. Non sarà mai un anziano qualsiasi

E l’uomo che si faceva chiamare il profeta e che per quasi trent’anni ha trasformato una Cooperativa agricola in setta,...

E l’uomo che si faceva chiamare il profeta e che per quasi trent’anni ha trasformato una Cooperativa agricola in setta, in cui abusava e manipolava bambini e ragazzi che gli erano stati affidati per essere salvati, di male ne ha fatto eccome. E anche di paura. Ancora oggi le vittime provano vergogna e terrore a raccontare cosa accadeva in quel fortino: la famiglia di origine da rinnegare (regola condivisa con molte congreghe a controllo mentale) l’omosessualità come cura, gli abusi di Fiesoli spacciati come una catarsi per anime già dilaniate. Basterebbe rileggere qualche testimonianza o le motivazioni della Cassazione che l’ha condannato ("complessiva attività di vessazione idonea a determinare sofferenze fisiche e morali a persone passive") per non pensare a quell’uomo come a un qualsiasi normale anziano.

Basterebbe chiedere a uomini e donne che in quella comunità hanno vissuto il pezzo più importante della loro esistenza scorgendolo finalmente in un’aula, prima di avanzare giudizi. Perché se un’etica è dovuta agli imputati e ai condannati come lui - e sicuramente lo è - la verità si deve alle vittime. Ma queste ultime troppo spesso restano un’appendice negli scandali che attraversano il nostro Paese. E il Forteto è innegabilmente uno di questi. Un buco nero, perché ancora, dopo quasi mezzo secolo, non sappiamo tante, troppe cose su di esso. Complicità, omissioni e finanziamenti pubblici. Una marea di soldi finiti nelle casse di un contadino osannato come un guru, preso ad esempio di sistema educativo ma del tutto privo di competenza accertate. Come dimostrano le conferenze e i convegni ancora visibili in rete. Non sappiamo a cosa porteranno davvero i lavori della Commissione d’inchiesta. Se, oltre a Fiesoli, sarà possibile addebitare responsabilità penali visto che la comunità ha goduto di una "cortina di protezione dall’esterno". Non sappiamo se sarà possibile rintracciare il tesoro del Profeta: la Cooperativa fatturava qualcosa come 15 milioni di euro. Ma sarà già sufficiente conoscere chi ha taciuto, chi sapeva, chi non ha impedito per colmare l’alone di ingiustizia intorno alla comunità.

E su una vicenda simile non ci possono essere né colori politici, né tifoserie, perché è importante non scordare mai chi si cela dietro questa ragnatela di errori e interessi negativi. Ragazzi e bambini che hanno attraversato il dolore in tutte le direzioni possibili. A loro, soprattutto a loro, si deve una pagina di verità, l’unica che potrebbe curare quel male con cui sono costretti ancora oggi a convivere.