Un programma innovativo e coraggioso, che abbraccia l’imperfezione come opportunità di crescita. È questo il progetto di Paolo Ruffini e Federico Parlanti, il primo speaker radiofonico d’Italia con sindrome di Down, affiancati da Lamberto Giannini. Ne abbiamo parlato proprio con Ruffini.
Come descriverebbe il suo nuovo programma? "Oggi abbiamo paura di fare qualcosa di sbagliato, e siamo legati a una correttezza etica che sta diventando noiosa. Mi sono accorto che non esisteva uno speaker radiofonico in Italia con la sindrome di Down, e abbiamo voluto fare questo grande ‘errore’ su Radio24. È una trasmissione che nasce ‘sbagliata’. Nella prima puntata ho proposto un tema: ‘sogni e bisogni’. È qui che Parlanti capisce ‘bisonti’, quindi il tema è diventato ‘sogni, bisogni e bisonti’. Mi sono accorto che l’errore è esattamente quel che in futuro distinguerà l’essere umano dai robot, e mi piace l’idea di una trasmissione scorretta, che sfrutta il mezzo andando contro il mezzo stesso".
Quali sono state le reazioni? "Abbiamo ricevuto una recensione da Paolo Giordano che parla di rottura di schemi tradizionali senza compiacersi, che parla di noi come la prima sorpresa di quest’anno, di un concept che capisce l’ironia senza piangersi addosso. Credo che la trasmissione sia destinata ad avere un lungo eco".
C’è stato un evento scatenante che ha fatto nascere questo programma? "E’ stata la naturale evoluzione di un tema già trattato su altri palcoscenici. Prima abbiamo scritto un nuovo spettacolo, ma ci siamo posti molte domande sul politicamente corretto. Poi abbiamo detto ciò che ogni artista dovrebbe dirsi: ‘Cosa me ne importa’. Con ‘Din Don Down’ abbiamo avuto 20 date sold out e 9 minuti di media di standing ovation, e credo che il programma radiofonico non sia la coda ma le ali del progetto".
Possiamo dire che ‘Up and Down’ sta contribuendo a cambiare la percezione sulla sindrome di Down? "Il teatro disabile è sempre stato di un certo livello e noi lo abbiamo sporcato meravigliosamente, portandolo in territori più commerciali senza darci delle arie. Tante persone sono state spronate, e tutti i giorni riceviamo richieste di persone disabili che vogliono fare teatro, perché è il palcoscenico la vera terapia". E chiude con una battuta: "Chi l’ha detto che un bravo cameriere è quello che porta quattro piatti insieme? Un bravo cameriere e quello che ne porta due e che ti sorride. Quando tu andrai a un ristorante stellato e vedrai un cameriere biondo, uno moro, una donna di colore, un ragazzo cinese, una persona down e un pisano: ecco, questa sarà la vera inclusività".
Può rivelarci qualche piccola anticipazione sulle prossime puntate? "Sabato affronteremo un altro tema. Io ho detto: ‘Parliamo di Trump’ e il Parlanti ha capito ‘trampolini’. Quindi, parleremo di ‘Trump e trampolini’. E, in effetti, forse sarebbe meglio parlare di trampolini. Tra l’altro, i trampolini non sono cose che ti portano verso il basso, ma possono annullare la gravità e portarti verso l’altro. Per questo, ci concentreremo su tutte le occasioni in cui era meglio buttarsi anziché stare fermi".
Marco Pili