PAOLA FICHERA
Cronaca

Sala Rossa, tutto iniziò qui Da Palazzo Vecchio a Chigi

Nel settembre 2008 con "Prima Firenze" la prima sfida contro tutto il Pd. Una kermesse modello per quelle che seguiranno, Leopolda compresa

di Paola Fichera

Anno domini 2008. E’ alla fine di un settembre politicamente bollente per il Pd fiorentino che l’allora presidente della provincia Matteo Renzi (ex Margherita) si butta nella mischia e, praticamente con tutto il partito fiorentino contrario, si candida a sindaco di Firenze. Per farlo sceglie, allora come oggi, la Sala Rossa del Palacongressi. Per i politici fiorentini l’enorme sala da oltre mille posti è sempre stata una sfida non facile, ma Renzi la vince di tacco e la prima kermesse cittadina scivola via. La colonna sonora è "Io lo so che non sono solo" di Jovanotti e Renzi non rinuncia a chiosare: "Sapevo di non essere solo, ma non esserlo in questo modo fa piacere". In barba all’esplicito invito dell’allora sindaco Domenici che gli aveva consigliato un po’ più di gavetta prima di correre per la poltrona più alta della città. "Ringrazio Domenici per i consigli, e per gli apprezzamenti sul lavoro svolto, ma vado avanti".

Quella serata diventerà il modello di quasi tutti i suoi appuntamenti: 50 minuti per raccontare l’idea di città fra musica e video, battute e progetti. E’ già il Renzi che sarà, quello della Leopolda, ma anche delle decine e decine di appuntamenti su e giù per l’Italia quando deciderà di candidarsi per le primarie nazionali del partito.

I Dem fiorentini, in ogni caso, gli regalano un inizio in salita rendendogli complicata anche la partecipazione alle storiche primarie a cinque (con il plateale ritiro di Graziano Cioni costretto dall’inchiesta aperta dalla magistratura che poi lo vedra estraneo ai fatti). E anche in quella prima campagna elettorale Renzi non rinuncerà alla sua promessa ricorrente: "se non sarò candidato, smetterò di fare politica, perlomeno per molti anni. E proverò l’ebrezza, che dovrebbero provare molti politici, di tornare a lavorare". Corsi e ricorsi.

Ma la stagione che si apre in quel settembre di 14 anni fa è una stagione vincente. Renzi a febbraio del 2009 vincerà le primarie con oltre il 40 per cento dei consensi stracciando il mentore, rivale, Lapo Pistelli. E a giugno siederà nella Sala di Clemente VII.

Il "lavoro più bello del mondo", però lo appassiona solo fino a un certo punto. Un anno dopo: a ottobre del 2010, lancia la sua prima ’Leopolda’. La kermesse nell’antica stazione ferroviaria, in quell’occasione solo incidentalmente al fianco di Beppe Civati, gli serve a laurearsi Rottamatore ed è solo l’inizio della sua lunghissima campagna elettorale per la conquista di Palazzo Chigi. E’ ancora settembre, di soli due anni dopo, il 2012, quando dal Palazzo della Gran Guardia di Verona Matteo Renzi, parafrasando la formula del giuramento scout lancia la sua candidatura "a guidare il Paese per i prossimi cinque anni". E’ da Verona che parte la campagna elettorale per diventare il candidato premier per il Pd. Un bagno di folla in ogni città a tutte le latitudini del Paese, sembrava una sfida vinta e invece a dicembre il Matteo fiorentino è costretto a incassare una sconfitta e da bravo sindaco torna a occuparsi (ma non troppo) delle buche cittadine.

Ancora un paio d’anni, di scontri a distanza con il Pd di Bersani, e a febbraio 2014 Renzi sale davvero al Quirinale per ricevere l’incarico di presidente del consiglio da Giorgio Napolitano.

La sfida partita nel 2008 dalla Sala Rossa del Palacongressi può dirsi vinta.