REDAZIONE FIRENZE

Minacce e insulti a ristoratore: niente pranzo per Salvini

È successo a Pontassieve, è la seconda volta nel Fiorentino

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Firenze, 8 settembre 2020 - Minacce e insulti ricevuti per telefono e via web: così un ristorante di Pontassieve (Firenze) spiega di dover rinunciare a ospitare, domani, un pranzo elettorale con Matteo Salvini dopo che il leader della Lega avrà incontrato alle 12.30 le persone al mercato di piazza Washington. La rinuncia di questo locale, il Sunset in via Di Vittorio, segue a distanza di pochi giorni quella di un altro ristorante della provincia di Firenze, il ristorante Centanni di Bagno a Ripoli i cui titolari il 28 agosto, per motivi analoghi, preferirono disdire un pranzo con 100 persone con Salvini e Susanna Ceccardi. «Qui da noi era previsto per domani un pranzo con circa 40 persone con Matteo Salvini, ma ormai non si fa più, troppa gente ci ha minacciato per telefono, gente ignorante e preferiamo fermarci - spiegano dal locale di Pontassieve - Ci dispiace molto di quello succede intorno a noi in queste ore». Commenti negativi alla presenza di Salvini nell'esercizio compaiono in queste ore anche nello spazio recensioni lasciate sul locale su Internet. Ma «quello che ci sarebbe stato domani per noi era solo un pranzo e non uno sbandierare il nostro orientamento politico - aggiungono i gestori - Il pranzo è stato annullato dato le tante minacce ricevute anche telefonicamente. Avremmo accettato qualsiasi partito politico pensando semplicemente di fare il nostro lavoro e mai ci saremmo aspettati tanta cattiveria. ll nostro lavoro è fare da mangiare e speriamo di essere giudicati per questo e non per altro. Il nostro locale è sempre stato aperto a tutti non abbiamo mai rifiutato od offeso qualcuno per differenze politiche, sessuali, culturali». «L'appuntamento è stato annullato, come successo anche a Bagno a Ripoli, per le minacce e gli insulti - si osserva dallo staff di Matteo Salvini -. Anche se in periodo di crisi, i ristoratori non possono lavorare se i clienti sono leghisti».