Giovanni
Morandi
Per vedere quant’è bello quel paradiso bisogna andare di sera in quello che descrivono come l’inferno di San Frediano. Bisogna esserci, non farselo raccontare. E’ probabile sia vero che San Frediano sia il più bel quartiere del mondo, come lo ha eletto la Lonely Planet anche se ci sarebbe da obiettare sull’averlo definito “il più cool” che vuol dire freddo e distaccato col significato di figo. Nè ora né a maggior ragione quando dicevano che qui ci fossero le scuole dei ladri e ammesso non ci fossero non mancava di certo la miseria anche se era di quella che non si piangeva addosso come ci ha raccontato Vasco Pratolini.
Anche oggi ne parlano male di questo rione spesso a torto e per giudicare bisogna andarci di notte, di giorno c’è troppo caldo, magari partendo da piazza del Carmine, che è la più spoglia e dunque la più essenziale e sanfredianina di tutte. Perché questo rione descritto come un inferno sia in realtà un paradiso e una bellezza per gli occhi è facile da dire. Perché, nonostante sia diventato purtroppo famoso in tutto il mondo tanto da vedere inevitabili cambiamenti, è rimasta autentica la sua anima, le strade respirano l’aria di un tempo, la nostalgia dei tempi ricordati dalle lapidi sulle facciate, le insegne del Goldoni e quelle del cinema Universale, dove generazioni di ragazzi sono cresciute a pane e cinema.
Poi c’è piazza Santo Spirito, la regina. Che è molto voluta lo si capisce quando ci si avvicina e cresce la folla, ci sono carabinieri, polizia, vigili, i tavolini dei ristoranti,, pochi o troppi?, affollati di clienti che si godono la serata, e in fondo la basilica, chiara e sinuosa come una femmina, con le sue linee tonde che sono note musicali e sul sagrato un gruppo che suona canzonette per il piacere di tutti.
Non ci sono tracce di guerre, di prepotenze o di dispetti. C’è solo vita. E chi deve dormire? Ogni luogo ha una vocazione e questa - da secoli - è una piazza di feste, di fiere e di mercati. E’ l’ora di tornare a casa, via de’ Serragli è buia e piena di silenzio.