
Firenze, i due velocar del viadotto Marco Polo (Giuseppe Cabras/New Press Photo)
Firenze, 23 marzo 2025 – La valanga di ricorsi è destinata a fermarsi. Dopo 33 anni d’attesa, dal ministero dei Trasporti è uscita la ’sanatoria ’degli autovelox attivi dal 2017. Ora, di fatto, «omologati d’ufficio». È in arrivo un decreto che metterà la parola fine al caos di un sistema a macchia di leopardo che ha generato polemiche e dispute in tribunale dopo l’ordinanza rivoluzionaria 10505 del 2024 con cui la Corte di Cassazione ha distinto tra autorizzazione e omologazione degli autovelox, annullando in blocco così le multe per eccesso di velocità. L’associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale ha dato notizia dell’avvenuta notifica del decreto al sistema Tris dell’Unione Europea. Per l’estate - agosto dovrebbe essere il mese buono, con milioni di auto in viaggio sulla rete autostradale - è attesa l’operatività del provvedimento. Il decreto è composto da sette articoli e da un corposo allegato tecnico contenente requisiti e procedure di omologazione.
Ma la novità è contenuta nell’articolo relativo alle disposizioni transitorie: «I dispositivi o sistemi approvati secondo quanto previsto dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 13 giugno 2017, n. 282, essendo conformi alle disposizioni dell’allegato tecnico, sono da ritenersi omologati d’ufficio. Tutti gli altri dovranno seguire una procedura tassativa con la disattivazione fino al completamento delle stesse, che prevedono che il titolare dell’approvazione di un dispositivo o sistema approvato prima dell’entrata in vigore del decreto possa richiedere l’omologazione integrando la documentazione, presentata in occasione dell’approvazione, entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore del decreto». Un provvedimento destinato a risolvere il cortocircuito tecnico innescato dalla Cassazione a vantaggio dei Comuni. Sia a chiarire definitivamente il quadro a quei guidatori con multe stralciate dopo essere stati sanzionati da un occhio elettronico autorizzato ma non omologato.
Su Firenze cosa cambia? Non molto, a dire il vero. In città sono installate 21 postazioni tra il Q1 e il Q5. Di questi, chiarisce Palazzo Vecchio, «solo una piccola parte» risalgono a prima della data spartiacque del 2017. Questi indubbiamente andranno spenti per poter azionare l’iter finalizzato all’omologazione. Esclusa questa manciata, il resto dei velox sono aggiornati (anche tecnologicamente) ai sensi del nuovo decreto firmato dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini.
Fanno parte delle 21 colonnine per il rilevamento della velocità, anche i quattro Velocar installati nell’era Nardella. Che - va detto - in larga parte hanno contribuito al tesoretto ricavato dalle sanzioni confluito in bilancio. Sulla base dei dati del Siope (Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici) nel 2024 Firenze resta sul podio delle città che hanno battuto maggiormente cassa, con 61,6 milioni di euro di gettito. Rispettivamente collocati lungo il viale XI Agosto in direzione Sesto, due sul viadotto Marco Polo (uno in via Giovanni Agnelli in direzione Firenze, l’altro verso l’A1) e l’ultimo in viale Etruria prima dell’imbocco della Fi-Pi–Li. Bocce ferme, ancora, per gli altri tre previsti sempre con Nardella sindaco su viale Nenni, Redi e Michelangelo (nonostante la bocciatura di ministero e prefettura per «motivi di visibilità»). Palazzo Vecchio prima di decidere il da farsi attende la piena operatività del decreto Salvini.
Ma che cos’è un Velocar? Un sistema di controllo della velocità più efficace rispetto ai tradizionali autovelox, che misurano la velocità istantanea dei veicoli. Perché tiene conto della velocità media dei veicoli entro un range di 35 metri. E proprio per questo, mal digerito dai guidatori. Sia per coloro che sforano di un soffio i chilometri di comporto oltre il limite di velocità consentito. Sia per chi inchioda all’ultimo dopo aver sfiorato velcoità da Formula 1.