Firenze, 8 febbraio 2024 – Riccardo Azzurri, Aleandro Baldi e Lorenzo Baglioni. Tre artisti ricordano, ognuno a suo modo, le emozioni sul palco dell’Ariston.
"Cutugno, che grande. Era un altro mondo"
Era il 1983 quando Riccardo Azzurri portò a Sanremo uno dei suoi più grandi successi, "Amare te".
E’ stata la sua unica esperienza al Festival. Non ha più provato a tornarci?
"Ho provato, anche quest’anno ho presentato una canzone molto bella. Non l’hanno accettata. Riproverò. Ma ho la soddisfazione di essere con questo brano ‘scartato’ dall’Ariston, ’Muoio di te’, al primo posto della classifica del Festival Italia in Musica di Lazio Tv, del gruppo Gold. È una bella soddisfazione: sono davanti anche ai Cugini di Campagna con la loro ’Anima mia’!"
Cosa ricorda di quel suo festival?
"Venivo da un gruppo, gli ’Extra’. Mi ritrovai da solo su quel palco enorme, davanti a milioni di italiani. Tremavo e anche per questo ho stonato la prima parte. Solo quando ho visto il mio produttore in sala, mi sono rincuorato. Il brano in origine aveva un testo allucinante e doveva chiamarsi "Perturbazione atlantica": ero fissato col surf. Mi invitarono a cambiare il testo e il titolo".
Si classificò lasciandosi alle spalle Vasco Rossi, Pupo, Zucchero…
"Zucchero lo conoscevo bene: insieme avevamo fatto tante serate in Versilia per 50 mila lire in due e una pizza".
Il 1983 è stato l’anno de ’L’Italiano’ di Toto Cutugno. "Che canzone! Avevo incontrato Toto qualche tempo prima a Tonfano: mi esibivo in piazza quando me lo presentarono. Mi fece i complimenti e mi disse ’Ci vediamo a Sanremo’. Fu profetico".
Oggi lei vive di musica e dona musica
"Da 25 anni faccio musicoterapia nelle residenze assistite per gli anziani. E altro che Sanremo: sono loro il vero premio! Grazie a Dio, in cui credo, ho trovato quello che cercavo. E ho raccontato me stesso nel libro ’La vita come un gioco’".
Le piace questo Sanremo?
"Non lo sto seguendo. Perché non è più il "mio" Sanremo. Io vengo da Battisti, Baglioni, Dalla, Venditti".
Manuela Plastina
“Troppa imitazione di musica straniera”
«È una bella emozione». Aleandro Baldi, grevigiano, 65 anni, polistrumentista e cantautore di talento, su tre partecipazioni a Sanremo ne ha vinte due. La prima nel 1992 tra le Nuove Proposte in gara con la canzone ’Non amarmi’ cantata in coppia con Francesca Alotta. La seconda due anni dopo, nel 1994 nella sezione Campioni, vincerà con il brano ’Passerà’ scritto da lui come Non amarmi. A Sanremo ci partecipa anche nel 1996 in coppia con Marco Guerzoni con il brano ’Soli al bar’.
Salire sul palco dell’Ariston fa venire i brividi?
«Quando sei lì sopra l’emozione è la stessa di come quando hai sempre cantato».
E che si prova a vincere Sanremo?
«Una bella emozione. È il coronamento del lavoro fatto. È la gratificazione del quel lavoro».
Qual è il valore del Festival?
«Secondo me si parla troppo di Sanremo, c’è troppa confusione intorno».
Come si arriva a cantare a Sanremo?
«Prima c’erano le case discografiche. Oggi che i dischi non si fanno più ci sono i programmi televisivi. Tutti vogliono scoprire un campione, avere successo e quelli che erano i direttori artistici delle case discografiche, oggi sono impiegati nei talent. Alla fine è una distribuzione diversa. Oggi si fa Sanremo per fare le serate».
Funzionano i talent?
«Amici è l’unica gara dove vengono scoperti dei talenti. Alcuni durano, e altri no. Come sempre è stato».
È cambiata la musica italiana?
«Beh, che dire. Oggi si cerca si cerca di imitare le musiche venute da oltre Oceano quando gli altri, di noi, apprezzavano la melodia».
Andrea Settefonti
"Il palco fa tremare. Tornarci? Un sogno”
Son trascorsi 6 anni da quando Lorenzo Baglioni ha calcato il palcoscenico dell’Ariston: «Il congiuntivo», presentato tra i «Giovani» ha conquistato il pubblico e lanciato l’artista fiorentino ben oltre i confini regionali.
Che ricordi ha di quel festival?
«È stata un’esperienza importantissima, colorata, divertente. Avevo una canzone fuori dagli schemi, ma mi rappresentava al 100%. Un’occasione di crescita: confrontarsi con una realtà che fa tremare le gambe anche a chi ha tanti anni di esperienza, è stata un’ottima palestra».
È stata la svolta per la sua carriera?
«Da quella data c’è un prima e un dopo nella mia storia personale. Fino ad allora avevo scritto e pubblicato tanto sulla mia terra, avevo il mio seguito a Firenze e in Toscana. Alcuni lavori, come il video con Iacopo Melio, avevano superato i confini toscani, arrivando sul Tg5. Ma Sanremo mi ha permesso di farmi conoscere e di fare spettacoli in giro per tutta Italia».
Le piacerebbe tornarci?
«Certo. So che non è semplice: vengono scartati grandi artisti, figuriamoci noi. Ma se avrò la canzone giusta, con un messaggio in cui credo, riproverò. Il mio sogno è fare Sanremo in maniera diversa: magari come commentatore, come conduttore di qualche programma correlato, con un bel progetto »
E commentarlo alla sua maniera: dopo la prima serata ha già pubblicato un video in cui racconta le performance con la sua ironia.
«Conto di farlo tutti i giorni salvo la serata duetti. Ma ci vuole un grande impegno, non è sempre facile».
Le piace questo Sanremo?
«Amadeus è un fuoriclasse che sa lavorare in ’sottrazione’, senza essere ingombrante. Anche se secondo me il vero direttore artistico del festival è il figlio José: alcuni nomi son sicuro glieli abbia suggeriti lui».
Per chi tifa?
«Mi è piaciuta Angelina Mango, con una performance da grande artista internazionale».
Manuela Plastina