ANDREA SPINELLI
Cronaca

Sapore di mare senza fine. La favola diventa musical dal cinema al palcoscenico

Presentato le spettacolo che debutterà il primo febbraio al Verdi di Montecatini. L’emozione di Enrico Vanzina: "Un film capolavoro che ci è sfuggito di mano".

Alcuni protagonisti di «Sapore di mare-Il musical», in. scena dal primo febbraio

Alcuni protagonisti di «Sapore di mare-Il musical», in. scena dal primo febbraio

Alle falde del Kilimangiaro… Hit dell’era del juke-box come ’I Watussi’ o ’Stessa spiaggia stesso mare’ entrano ed escono dalle cartoline balneari virate nostalgia di ’Sapore di mare-Il musical’, adattamento teatrale del fortunatissimo film del 1983 presentato ieri a Milano in vista del debutto del primo e del 2 febbraio al Verdi di Montecatini, prima tappa di un cammino di tre mesi. Diretto da Maurizio Colombi, ’Sapore di mare-Il musical’ vede Edoardo Piacente vestire i panni cinematografici di Jerry Calà, Fatima Trotta quelli di Marina Suma, Giulia Carrara quelli di Virna Lisi e Lorenzo Tognocchi quelli di Cristian De Sica. Paolo Ruffini è invece Cecco il fotografo. I costumi sono di Diego Dalla Palma. Curatori dell’adattamento Fausto Brizzi ed Enrico Vanzina, autore e sceneggiatore col fratello Carlo della pellicola originale. "‘Sapore di mare’ è un titolo che ha cambiato la percezione di cinema leggero in Italia e, come capita negli Stati Uniti, i film che hanno segnato l’immaginario collettivo passano dallo schermo al palco" riflette Gianmario Longoni di Alveare Produzioni.

Qual è il senso di un musical del genere oggi?

Vanzina: "Gli anni ’60 non sono mai finiti. ‘Sapore di mare’ è un capolavoro sfuggitoci di mano, un romanzo di formazione che parla ai giovani su amore, amicizia, rapporti coi genitori. La vita da prendere a morsi".

Differenze rispetto alla pellicola?

Colombi: "La storia è sostanzialmente la stessa, ci sono oltre cinquanta successi degli anni Sessanta-Ottanta, quindi molti più che nel film, ma, per evitare la tentazione del musical-karaoke, tutti ben contestualizzati alla narrazione. Ho pure chiesto agli attori di caratterizzare i loro personaggi in maniera diversa da quelli originali, che a mio avviso rimangono inimitabili. E poi perché qui si canta e si balla".

La colonna sonora ha il suo peso.

Brizzi: "Le canzoni sono trama, drammaturgiche, come se fossero state scritte per questo musical. Un po’ come quelle degli Abba in ‘Mamma mia!’".

E i due protagonisti?

Colombi: "Ruffini non canta e balla poco, ma sul palco porta sé stesso. E questo basta. Checco è una specie di Puck shakespeariano, un folletto che parla ai personaggi e li sposta nella trama. Fatima Trotta, invece, canta, balla e porta nello spettacolo la stessa dolcezza che caratterizzava nel film la Suma".

Paolo, come si trova nei panni di paparazzo?

Ruffini: "Fare il narratore e il fil-rouge della storia va oltre il ruolo del Cecco interpretato sullo schermo da Enio Drovandi. Proprio lui, quando ha saputo che avrei ripreso quel suo ruolo a teatro, mi ha detto di sentirsi lusingato dal fatto che un caratterista come lui venga interpretato da un attore come me. Mi sono fatto coinvolgere volentieri in questo spettacolo perché penso possegga una dote che abbiamo perso: la leggerezza".

Parliamo di costumi.

Della Palma: "Per me è un ritorno ai miei trascorsi di costumista. Nel ’67 mi portarono a Forte dei Marmi e fui rapito da quei milanesi in vacanza vestiti Schön o Curiel. Così per tornare indietro nel tempo ho pensato a qualcosa di fiabesco perché, in fondo, i musical sono favole. Ho cercato di identificare i diversi personaggi in base ai colori dei loro abiti. E omaggiare il ricordo di una donna magica quale Virna Lisi con vestiti adeguati".