EMANUELE BALDI
Cronaca

Elezioni a Firenze: la notte della svolta Pd. Funaro è candidata. Primarie tramontate

Resta l’incognita Del Re che parla di "spaccatura" e non si arrende Tra le ipotesi quella di un ricorso al Tar per violazione dello statuto

Firenze, 5 dicembre 2023 – Il dado anzi, il Dario (passateci la battuta) è tratto. L’assessore al sociale di Palazzo Vecchio Sara Funaro, delfina di Nardella difesa dallo stesso a spada tratta per mesi, sarà la candidata sindaco del centrosinistra alle comunali del 2024. Nessun colpo di teatro come qualcuno, pochi in verità, temeva alla vigilia. Nello ’Botteghe oscure’ fiorentine, il circolone Arci di San Bartolo a Cintoia gli iscritti del Pd hanno emesso la loro sentenza ieri sera votando per tre quinti contro lo strumento delle primarie, invocato per mesi da Cecilia Del Re, ex assessore all’urbanistica, defenestra dal sindaco e unica vera spina nel fianco alla candidatura di Funaro. "Abbiamo cercato di costruire un perimetro di coalizione. Hanno condiviso fin da ora con noi il percorso Più Europa, Azione, Sinistra Italiana, Verdi, Partito Socialista, laburisti e Volt. - dice il segretario cittadino Andrea Ceccarelli - Le porte restano aperte, anche alle forze civiche. Dopo consultazioni ampie e ricche sul metodo di soluzione della scelta del candidato, poi l’organo sovrano, l’assemblea. Tra gli iscritti finora il 74% ha indicato il nome di Sara Funaro".

S’impone dunque la linea Nardella, convinto fin dal primo giorno della scelta, anche per il lavoro certosino svolto dagli ortodossi del Pd – incontri, limature, dibattiti – che hanno scongiurato sorprese last minute. Ma la vittoria costa qualche sbucciatura alle ginocchia. La più visibile è lo strappo con Italia Viva che, almeno al momento, non farà parte della coalizione del centrosinistra e potrebbe correre da sola con un nome che spaventa più di un dem, la vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, renziana della prima ora, nome tosto in città, in grado di pescare nel sociale quanto la Funaro stessa. D’altra parte la segretaria nazionale Pd Elly Schlein pare sia stata piuttosto chiara nelle scorse settimane prima di dare il benestare alla candidatura di Funaro. Va bene, ma Renzi no. Certo il discorso di Ceccarelli qualche finestra sembra lasciarla aperta ma c’è il Matteo-pensiero che non è proprio da dimenticare. "Figuratevi se si fa imporre un nome e in continuità con Nardella", sussurrava ieri qualche fedelissimo. E così il Pd sembra fare con gli ’agganci’ con Sinistra Italiana (e anche con Azione se è per questo) e, almeno per ora non con i Cinquestelle ma non è detta nemmeno quella.

Ma l’assenza di Renzi, mai così invelenito con il suo ex partito, ai nastri di partenza è una perdita che peserà nell’economia dei giochi. Un’altra sbucciatura non da poco è causata dalla frattura interna tra i dem fiorentini. I ’delreiani’ non hanno affatto digerito la scelta di non organizzare le primarie – il clima ieri non era proprio da tarallucci e vino – per la scelta del candidato e come si comporteranno dopo ieri sera è ancora tutto da capire. E c’è anche da capire cosa farà la stessa Del Re che i bene informati dipingono come tutt’altro che arresa e intenzionata ancora a scrivere il suo nome, come non si sa, nella corsa alle comunali. Tra le varie voci anche quella di un possibile ricorso al Tar contro la decisione del partito di non adottare lo strumento delle consultazioni previsto dallo statuto. Ed è proprio Cecilia che dal palco parla di "spaccatura nel partito". "A Firenze le primarie sono sempre state fatte e la gente chiede di partecipare. La chiusura a riccio non fa bene a nessuno, così come le prove muscolari".

Insomma Nardella ha vinto ma è un trionfo al momento zoppo. Se infatti i pronostici per le comunali, al netto dei vari sondaggi spuntati in queste settimane, danno comunque il centrosinistra un discreto margine di vantaggio nelle intenzioni di voto pare assai improbabile che Funaro riesca a imporsi al primo turno senza la quota di benzina renziana. Si va così avanti con la delfina di Nardella Sara Funaro, nipote di Piero Bargellini, il sindaco che s’inzuppò i pantaloni fino a mezza gamba nel fango dell’alluvione, politica accorta e defilata ma altrettanto empatica, popolarissima nel mondo del sociale e della scuola.