Firenze, 6 marzo 2019 - FIRENZE va in orbita per leggere l’impronta digitale alla Terra, dando un contributo senza precedenti all’osservazione dallo spazio, delle risorse naturali e allo studio dei processi ambientali. Sarà lanciato nella notte tra il 14 e 15 marzo, dalla base spaziale di Kourou nella Guyana Francese, il satellite della missione dell’Agenzia Spaziale Italia chiamata Prisma (PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa). Il grande e potente occhio del satellite italiano è composto da un’innovativa strumentazione elettro-ottica iperspettrale, nata nello stabilimento Leonardo di Campi Bisenzio e frutto di una lunga tradizione di apparecchi per l’esplorazione planetaria. «Una strumentazione pioniera per l’osservazione della Terra, poiché comprende, oltre a una fotocamera a colori con risoluzione spaziale di 5 metri, lo strumento iperspettrale operativo più potente al mondo per l’osservazione della Terra dallo spazio», spiega Marco Molina, responsabile ricerca e sviluppo spazio di Leonardo. Dalla sua orbita, l’iper-telecamera di Prisma guarderà il nostro pianeta, su scala globale, con occhi diversi. «A differenza dei sensori ottici passivi satellitari ora in orbita, che registrano la radiazione solare riflessa dalla Terra in appena qualche decina di bande spettrali, la strumentazione di Prisma è in grado di acquisirne circa 240», illustra Enrico Suetta, responsabile sistemi elettro-ottici spaziali di Leonardo. Le tecnologie della missione sono nate nel 2007, la progettazione vera e propria è iniziata nel 2015 con l’impiego di cento addetti.
«L’iperspettrale è una tecnologia che permette di vedere cose che l’occhio umano non riconosce: non solo la forma degli oggetti ma anche la composizione chimica e fisica», prosegue Molina. Ogni materiale ha una propria ‘firma spettrale’, una sorta di impronta digitale: presenta una combinazione unica di colori - le bande spettrali - caratterizzate ciascuna da una precisa intensità. Lo strumento iperspettrale realizzato per Prisma può acquisire e analizzare questa ‘firma’ da un’altezza di 620 km dalla Terra, spostandosi da nord a sud lungo i meridiani a 27mila kmi orari. «Lo strumento osserva la Terra in modalità ‘pushbroom’ operando una scansione (‘spazzolata’) dell’intera scena grazie al movimento del satellite, tecnica che permette di ottenere più di 200 immagini durante ogni acquisizione», aggiunge Suetta. Questo gioiello tecnologico, che consuma meno di un pc, può riprendere l’Italia in meno di 4 minuti. E l’obiettivo è mandarne in orbita altri, visto che Prisma potrà fornire informazioni a supporto della prevenzione dei rischi naturali (idrogeologico), ma anche dei rischi creati dall’uomo (tra cui l’inquinamento del suolo), lavorando sull’osservazione dei cambiamenti dell’ambiente e del clima.