Firenze, 28 marzo 2021 - Con la Toscana finita di nuovo in zona rossa, ci si interroga sulla validità delle strategia adottate. Sono state utili le "chiusure chirurgiche" dedicate alle singole aree? E la lentezza nella vaccinazione ha influito? Ne abbiamo parlato con Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze.
Domanda secca: la strategia toscana è stata sbagliata? "Il problema non è la strategia toscana, ma quella italiana. L’idea dei semafori, ovvero di chiudere, aprire e poi chiudere di nuovo non ha senso a livello sanitario. Capisco che il fronte medico non sia il solo da affrontare, ma per il contenimento delle pandemia è inutile. Rinvia solo il problema. Guardi la Sardegna: era bianca, tutti sono usciti e hanno fatto vita normale. Adesso è di nuovo arancione. Ha senso? In medicina la chiamiamo sindrome dello yo-yo".
E come si dovrebbe fare? "Capisco benissimo che chi governa debba tenere conto di altri aspetti: il lavoro, l’economia, la scuola. Se però parliamo di combattere il virus, l’unica soluzione possibile è una: chiudere, vaccinare e solo dopo riaprire. Fra chiusura e riapertura i presupposti devono essere cambiati e questo significa vaccini".
I vaccini vanno a rilento… "Questo è il vero problema e ancora una volta bisogna prima di tutto fare riferimento a una questione nazionale e comunitaria: l’Italia e l’Europa pagano una grave debolezza politica. I contratti per i vaccini della Gran Bretagna sottoscritti con i Big Pharma sembrano avere più valore di quelli firmati dall’Unione europea, ed è gravissimo. Qui le dosi arrivano con il contagocce".
Negli over 80 la Toscana va peggio della media. Perché? "Non è una situazione semplice da gestire. Forse ci sono state tempistiche troppo lunghe nella definizione degli accordi, giustissimi, ma non indispensabili in questa fase, perché per i medici vaccinare è un dovere professionale prima ancora che deontologico. Infine sono emersi i problemi burocratici, croce del nostro Paese".
Come va negli ospedali? "Molto grave: le terapie intensive sono piene di persone fra i 50 e i 60 anni che stanno saturando i reparti. Purtroppo fuori non si ha una reale percezione del problema e questo induce tanti cittadini a comportamenti sbagliati: si aspetta il cambio di colore per tornare alla vita normale, senza rendersi conto che, finché non ci sarà una vera copertura vaccinale, questo comportamento continuerà a riportarci al punto di partenza".
Quanto dovrà essere la copertura vaccinale per poter tirare un sospiro di sollievo? "Almeno il 70% della popolazione, quindi occorre accelerare e arrivare a quella quota prima dell’estate. Da settembre sono convinto che esisterà una produzione italiana di vaccini e tutto diventerà più semplice".
Lisa Ciardi