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Scalpellini, mestiere da salvare. Corsi di abilitazione professionale

L’Associazione intende far riscoprire un’arte che non è solo tradizione, ma offre opportunità di lavoro

Scalpellini, mestiere da salvare. Corsi di abilitazione professionale

Uno scalpellino durante il corso

Il mestiere e l’arte degli scalpellini non devono scomparire. È con questo obiettivo che di recente è nata a Firenzuola l’Associazione Scalpellini, che si è subito impegnata a a far riscoprire il fascino di lavorare con scalpelli e martello. Simone Bonciani ne è presidente, è anche lui scalpellino e lo dice apertamente: "È un bel mestiere, faticoso, ma creativo e che dà grandi soddisfazioni, oltre che ampie opportunità di impiego. Ho iniziato a fare lo scalpellino a 14 anni, a 16 lavoravo come operaio fisso, e ora che ho 54 anni dico che se tornassi indietro rifarerei esattamente tutto ciò che ho fatto". Così adesso è stato avviato a Firenzuola uno specifico corso, per cinque posti, indirizzato soprattutto alla lavorazione industriale della pietra: "Operai specializzati sono sempre più ricercati - dice Bonciani - gli allievi sono giovani dai 18 ai 30 anni, uno viene perfino da Bologna, e c’erano altre domande. Uno di loro è stato inviato al corso da una delle aziende firenzuoline del comparto".

Già l’Associazione Scalpellini aveva promosso nei mesi scorsi un corso: "Ma quello – nota il presidente – era amatoriale, per la decorazione scultorea ed era a pagamento, questo invece non solo è gratuito, ma chi lo ultimerà riceverà anche un contributo di 500 euro". "Vogliamo – ripete Bonciani - proporre ai giovani il mestiere, per tramandare le tecniche di lavorazione, creando una scuola professionale che rivaluti anche il territorio. La pietra serena è al centro dell’economia locale ed è giusto che a Firenzuola vi sia un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano specializzarsi in questo settore". Un comparto con fatturato tra i 25 e i 30 milioni l’anno, 180 posti di lavoro, tra diretti e indotto, una produzione che per due terzi va all’estero, grazie all’opera di sette aziende più grandi, e altre sei di tipo artigianale.

Paolo Guidotti