"I risultati sono incoraggianti nello smentire in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare", dice la dottoressa Fabiola Giusti che, con il professor Stefano Vanin (i casi Claps e Yara nel curriculum), due big dell’entomologia forense – disciplina che studia le larve e che quarant’anni fa non era ancora sviluppata – ha ricreato, nello stesso luogo e nei medesimi giorni del mese, l’ambiente in cui, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, il cercatore di funghi Luca Santucci s’imbattè per caso nei due cadaveri. Nadine venne rinvenuta nella tenda, Jean Michel era tra i rovi, coperto da rifiuti. Il corpo della donna aveva già raggiunto una decomposizione tale che, a tanti, già nel 1985, fece dubitare che quel delitto potesse essere avvenuto la domenica sera, cioè poche ore prima del ritrovamento.
Oggi, ai dubbi di allora, arrivano in supporto i progressi della scienza. Nei giorni scorsi, nella radura di Scopeti, è stata montata una canadese simile a quella della coppia d’Oltralpe. Dentro, è stata messa della carne, che con il passare delle ore ha iniziato il suo normale decorso, e gli entomologi hanno osservato l’arrivo di larve e mosche come se si trattasse del corpo della vittima. Per giungere alla formazione di una fauna cadaverica paragonabile a quella presente sul cadavere della vittima in alcune foto autoptiche agli atti dei procedimenti sul mostro, sono servite molte più ore rispetto a quelle ’ufficiali’. Dunque l’omicidio, secondo i superconsulenti, va anticipato di almeno un giorno e il racconto di quella domenica sera di Lotti non può essere veritiero.