EMANUELE BALDI
Cronaca

Schmidt, il tedesco pop. Dalla Venere-Ferragni al vocione al megafono. Guizzi e scivoloni di Eike

L’idea del centrodestra di candidare il direttore degli Uffizi spiazza tutti. Una figura di spessore, scomoda per le istituzioni ma che piace alla città. Dagli scontri con Nardella all’intesa con Sangiuliano. Ecco gli scenari.

Schmidt, il tedesco pop. Dalla Venere-Ferragni al vocione al megafono. Guizzi e scivoloni di Eike

Schmidt, il tedesco pop. Dalla Venere-Ferragni al vocione al megafono. Guizzi e scivoloni di Eike

Non aspira (ancora) la ’c’ ma solo perché dalle parti della natìa Friburgo le consonanti – ruvide e muscolari – sono una faccenda seria da smaltire. E tuttavia Eike Dieter Schmidt, o più semplicemente Eike che fa più pop, in riva d’Arno, dove ha trovato pure l’amore, da studente negli anni ’80 a direttore degli Uffizi dal 2015 (il primo non italiano) a oggi, dell’estro e della malizia fiorentina ha assorbito parecchio.

A cominciare proprio dai frizzi e lazzi fino al gusto della polemica che a queste latitudini è strettamente connessa al pane quotidiano. "Molti fiorentini sono tornati ai vecchi vizi, – sentenziò quando uscimmo dal tunnel del Covid – come quello di voler fare i soldi veloci in particolare con chi arriva in città senza capire che la turistificazione al ribasso non ha più un futuro".

Personaggio complesso, dandy e insieme sobrio, mai banale, capace di azzardi inconcepibili per certe paludi ideologiche della città come quella di invitare Chiara Ferragni agli Uffizi affiancando l’influencer più famosa del mondo nientemeno che alla Venere del Botticelli. Un colpo d’autore, eretico per molti, che valse però nel 2021 un’impennata di visitatori under 25 nelle Gallerie. Altrettanto pronto però, il Nostro, a scivoloni plateali come la registrazione – che gli valse pure una contravvenzione – della sua vociona austera e metallica diffusa dagli altoparlanti per avvisare i turisti di stare all’occhio perché i bagarini spuntavano ovunque. Era il 2016. Fu nobile l’intento, allucinante l’esecuzione con un effetto di chiamata alla cassa di un dipendente del supermercato però fatta all’ombra della Torre di Arnolfo.

Eike non è amato nell’ambiente dell’establishment fiorentino perché poco avvezzo allo status quo – che al netto di tutto a chi comanda in città, ma pure a chi si oppone spesso non dispiace affatto – perché spiazza e mette bocca su tutto (anche sul Franchi, anche sulla Ztl sui lungarni con i furgoni che picchiano sugli spigoli dei monumenti), perché scarta su binari scivolosi (disse una volta: "I ragazzi fino ai 18 anni hanno l’ingresso gratuito: se dovete proprio ‘fare forca’ a scuola fatelo qui nel nostro museo"), perché se gli dicono che gli Uffizi su TikTok non è mica il caso lui risponde "Soliti parrucconi". Non ne sono invaghiti, magari, ma Schmidt pare più nelle grazie dei giovani perché l’idea degli Uffizi rock (altra trovata del direttore) un po’ breccia la fece.

Com’è, come non è il social Schmidt è perfettamente ancora al centro della scena, nonostante l’incarico in scadenza e un futuro ancora da disegnare, tanto che al centrodestra è venuta la voglia matta di metterlo in pista per le elezioni comunali del ’24. Lui ci pensa e magari pensa anche al fatto – c’è chi maligna già – che la faccenda potrebbe essere una buona moneta di scambio o un bel paracadute. Un’idea in fase embrionale, vero, che però pare avere un input autorevole perché venuta proprio al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano che, dopo freddezze iniziali d’ogni sorta ("Gravissimo" disse che gli Uffizi fossero chiusi per Ognissanti), si è assai avvicinato al direttore, specie di recente con la proposta della vigilanza armata lungo il Vasariano così invisa al sindaco Nardella.

Già Nardella. I due non si piacevano e continuano a non piacersi. Mille scontri. Su tutto. Dalla voce registrata di cui già si è detto, alle stilettate del tedesco quando il sindaco coprì con un drappo nero il David in segno di solidarietà per il popolo ucraino ("Coprire le statue equivale a una censura, si oppone ai fondamenti della società libera"), all’affondo del direttore sulla pubblicità di una banca a illuminare il Ponte Vecchio ("Un orrore") fino alla replica del primo cittadino stizzito dalla chiusura delle Gallerie a Natale ("Figuraccia internazionale"). Il muro contro muro, tipico degli agoni elettorali, sembrerebbe già tracciato. L’uomo il profilo alto ce l’ha. Ma oltre a Botticelli Schmidt saprebbe raccapezzarsi anche di tramvia, sicurezza e autovelox? Dubbi legittimissimi e già in circolazione.