Firenze, 30 agosto 2023 - Una partita di cocaina, discorsi nelle carceri del Perù, l’ipotesi di uno scambio di bambina. C’è una pista che racchiude tutto questo e porta nel paese sudamericano dove è nata Kata e ora, dopo quasi tre mesi in cui le indagini sulla scomparsa della piccola peruviana sono rimaste sostanzialmente al palo, anche gli inquirenti intendono batterla. Con l’intenzione, da parte dei pm della procura di Firenze, di richiedere una rogatoria (non ancora formalizzata) per procedere ad alcuni interrogatori in Perù.
L’antefatto. Nel 2022, quando neanche c’era l’occupazione dell’hotel Astor - dove Kata è sparita il 10 giugno scorso -, un trafficante di droga peruviano subì una perquisizione da parte della polizia nel suo appartamento. C’era una grossa partita di cocaina, in casa. Droga che il pusher non aveva ancora pagato. Al termine di un blitz un po’ rocambolesco, della cocaina venne effettivamente sequestrata, il trafficante arrestato e i fornitori della droga non ottennero mai il saldo di quella partita.
In quella casa perquisita dalla polizia viveva anche una donna. Non è parente né dei Chicclo, la sponda paterna di Kata, né degli Alvarez Vasquez, la famiglia di mamma Kathrine e dello zio Abel. Ma, in quel vortice di coincidenze che è a volte la vita, quella donna, madre di una bimba che ha circa la stessa età della piccola scomparsa, finisce, qualche mese dopo, a vivere nell’Astor occupato.
E quando Kata viene inghiottita nel nulla, qualcuno che conosce quella storia della partita di droga persa, la collega a una vendetta: e se avessero voluto punire quella donna, ma avessero preso Kata per errore? Nelle celle si parla tanto, fra detenuti. E nelle prigioni del Perù qualcuno potrebbe sapere. Sempre il caso, poi, ha messo nello stesso penitenziario lo zio paterno di Kata e il pusher della partita persa, nel frattempo estradato nel paese d’origine per un vecchio conto con la legge.
La pista dello scambio, che Miguel Angel Romero ha esposto anche alla pm Christine Von Borries, trova “riscontro“ in una conversazione tra il babbo della bambina scomparsa e suo fratello, “delegato“, quest’ultimo, a tastare il terreno in carcere sulla possibilità che possa esserci stata una vendetta (a diversi mesi di distanza) per la cocaina mai pagata e al tempo stesso uno scambio di“bersaglio“. Con la rogatoria che i magistrati fiorentini dovrebbe chiedero a breve ai colleghi sudamericani, saranno sentite proprio queste persone e sarà sondata la pista che parte dalla partita di cocaina e finisce nella ritorsione “sbagliata“.
E’ l’ennesimo tentativo di arrivare alla soluzione di un vero e proprio rompicapo che ogni giorno che passa diventa sempre più ingarbugliato. Non è ancora chiaro, ad esempio, come la piccola sia uscita dall’hotel. L’analisi delle telecamere, secondo quanto trapela da fonti investigativi, non ha prodotto elementi utili: le ultime immagini di Kataleya, che alle 15.01 rientra nel perimetro dell’albergo occupato di via Maragliano mentre gli altri bambini, tra cui il fratello, vanno al campetto a giocare a calcio, sono quelle delle 15.13. Sta scendendo le scale dal secondo piano. Non sappiamo se si sia diretta verso il cortile o verso il pianterreno dell’immobile. Di lei, lì dentro, non sono state trovate tracce, nonostante ricerche con tecniche sofisticatissime. Ma a questo punto, non si esclude che possa essere disposto un nuovo accesso nell’edificio, sotto sequestro dal 17 giugno, quando è iniziato il suo sgombero.