La Toscana fa un grande passo avanti sullo screening oncologico per il tumore della prostata. Con un progetto dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro) la Regione nei mesi scorsi si era aggiudicata mezzo milione di euro, nell’ambito di un bando nazionale del ministero della salute. Con una delibera, proposta dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, queste risorse sono state assegnate proprio a Ispro, per mettere a terra le attività del progetto, che coinvolge anche unità operative individuate dalle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e dalla Asl Toscana Centro.
Si partirà dal monitoraggio dell’uso del Psa nel sangue come test di screening nella popolazione maschile attraverso sondaggi e domande specifiche, coinvolgendo le sorveglianze di popolazione attive in Toscana. Ma parallelamente saranno analizzati i dati sanitari di alcune Asl, per comprendere l’età in cui viene raccomandata l’effettuazione della misurazione del Psa nel sangue, le modalità di prescrizione, le soglie di ripetizione e di positività in modo da elaborare una serie di statistiche.
Il progetto servirà anche a misurare i benefici di programmi alternativi di screening per il tumore alla prostata e dunque la loro efficacia nel ridurre l’uso di test del Psa nel sangue, oggi abbastanza discusso nella comunità scientifica in quanto suscettibile di molte fluttuazioni.
"Il progetto contribuirà anche a riordinare i percorsi di diagnosi precoce, facendo una ricognizione dei progetti attivi e dei programmi che esistono in Italia – spiega la direttrice generale di Ispro, Katia Belvedere – Siamo molto soddisfatti di avere raggiunto questo risultato: anche l’Europa invita a innalzare l’attenzione verso la prvenzione oncologica, in particolare per il tumore al polmone e il tumore alla prostata".
Sinora in Toscana l’unico screening generalizzato, diretto anche alla popolazione maschile, è quello che chiama gli over 50 al controllo della presenza di sangue nelle feci, per l’eventuale individuazione precoce di tumore al colon retto. La popolazione maschile, divensamente da quella femminile, abituata ormai da decenni ai controlli, è più riottosa a farsi arruolare in questi programmi.
Oncologi, urologi, esperti di sanità pubblica ma anche cittadini e rappresentanti di pazienti saranno coinvolti in un forum per discutere dell’impatto della nuova organizzazione e i pro e contro di vari modelli per accrescere l’appropriatezza dei percorsi.
"La prevenzione oncologica è uno dei punti cardine del sistema sanitario pubblico toscano, un ambito in cui la Regione ha acquisito importanti risultati grazie ad attente e puntuali strategie e anche a sperimentazioni e ricerca", dice il governatore Eugenio Giani. "Investire in ricerca è importante, perché ci consentirà di fare ulteriori passi avanti e migliorare il set di esami, utili alla prevenzione, messi a disposizione dei cittadini – spiega Bezzini – L’obiettivo è sviluppare strategie migliori contro il cancro".
iu