
Firenze, a convegno da tutta Italia dirigenti d’istituto Anp e scienziati: confronto su “Didattica e neuroscienze“ "Processo inarrestabile: i nuovi strumenti non vanno demonizzati né temuti, ma governati in modo utile".
di Manuela Plastina
FIRENZE
"Le diverse modalità di apprendimento, l’assottigliarsi dei tempi di concentrazione, la dipendenza dai social e dai dispositivi digitali, il ricorso a strumenti come l’intelligenza artificiale nello studio e nello svolgimento dei compiti, non devono essere considerati ostacoli da rimuovere: sarebbe impossibile". Per Alessandro Artini, presidente della struttura regionale toscana dell’ANP, sono strumenti che non vanno demonizzati né temuti né tantomeno negati: bisogna piuttosto imparare a comprenderli e a farli diventare utili alla didattica.
"Sono fenomeni ineludibili, piuttosto da capire e governare – suggerisce ancora Artini –. In questo le neuroscienze possono offrire una prospettiva illuminante, di cui i pedagogisti e gli educatori, che siano docenti, dirigenti scolastici o operatori, dovrebbero avvalersi nel definire nuove strategie di insegnamento. Ci chiediamo se e in che misura la scuola italiana riuscirà a rispondere alla sfida". Gli oltre 200 dirigenti scolastici di tutta Italia a confronto nel convegno fiorentino si sono confrontati sulle neuroscienze, una tematica che, secondo il presidente nazionale di ANP Antonello Giannelli, "se approfondita e diffusa tra i docenti, può consentire loro un insegnamento più consapevole, visto che emerge come vari aspetti esaminati dalla pedagogia sono interpretabili in termini di produzioni biochimiche interne al nostro organismo".
Tra le esperienze positive riportate durante l’incontro, c’è quella dell’ISS Sarrocchi di Siena. "Nel nostro istituto – dice la dirigente scolastica Cecilia Martinelli – istruiamo l’intelligenza artificiale. Grazie al supporto di professionisti e di tecnologie applicate alla didattica, mostriamo come grazie a un uso consapevole e organizzato degli algoritmi è possibile accumulare informazioni come mai nel corso di un’intera vita avremmo potuto fare. Siamo di fronte a una rivoluzione della conoscenza, da governare e sfruttare a nostro vantaggio. I nostri studenti stanno imparando a farlo: solo così la scuola può essere pronta a trasformare quella che può sembrare una minaccia in opportunità, dando ai nostri ragazzi fondamentali possibilità di progresso".
Ma non è l’intelligenza artificiale la principale preoccupazione dei dirigenti scolastici italiani, quanto "il divario di apprendimento all’interno delle stesse scuole – dice Giannelli –. I test Invalsi mostrano discrepanze molto significative tra una classe e quella accanto nello stesso istituto. Preoccupante anche la dispersione scolastica esplicita, ossia l’abbandono prima del termine del ciclo di studio, che implicita, con ragazzi che conseguono un titolo senza aver sviluppato le competenze relative". Tutti problemi a cui è urgente trovare una soluzione.