ELETTRA GULLÈ
Cronaca

“Sbagliare? Si può e fa parte della crescita”. Al Marco Polo nascerà la ‘scuola di fallimento’

L’idea è stata lanciata via social dal preside Arte. “Anche a scuola sembra che non si possa più sbagliare. Ma questa ricorsa alla perfezione provoca stress e disagio. Voglio avviare una riflessione aperta a giovani e ad adulti, anche esterni al nostro istituto”

Ludovico Arte, preside del ’Marco Polo’

Ludovico Arte, preside del ’Marco Polo’

Firenze, 23 agosto 2024 - “In un mondo in cui c'è un'attenzione spasmodica alla prestazione e in cui tutti devono "vincere" per forza, come hanno anche dimostrato, per ultime, alcune storie delle Olimpiadi nelle quali sono stati incredibilmente criticati atleti arrivati quarti (nel mondo!), mi sembra importante che la scuola mandi un messaggio: si può sbagliare”. Ecco perchè Ludovico Arte, dirigente del liceo ed Itt Marco Polo, ha lanciato via social un’idea molto originale, com’è del resto nel suo stile di preside-sperimentatore, da anni in prima linea nel creare una scuola innovativa, incentrata particolarmente sul benessere dei giovani. Ebbene, Arte adesso ha in mente di aprire proprio una ‘scuola di fallimento’. Per il momento si tratta di un’idea, che solo nelle prossime settimane prenderà forma in modo concreto. Ma alla base c’è la volontà di far capire ai giovani che “si deve sbagliare se vogliamo davvero imparare a crescere”.

Una riflessione che nel passato sarebbe apparsa ovvia. Ma non adesso, dove la rincorsa alla perfezione, in tutti i sensi, è diventato un imperativo.

“Vorrei evitare che si ripeta, ad esempio, un episodio che mi ha molto colpito: una ragazza ha preso quattro Tachipirine per paura di sbagliare un’interrogazione”, dice Arte. Qualche esperienza di ‘scuola di fallimento’ esiste, “ma soprattutto in ambito aziendale”. La sfida di Arte è portare la novità in ambito scolastico. “Anche a scuola - osserva il preside, - sembra che non si possa più sbagliare. E invece è proprio l’errore un aspetto fondamentale della crescita. Ecco, vorrei provare a fare un percorso di riflessione per provare ad invertire un po’ la rotta. La corsa al traguardo più alto genera spesso stress e frustrazione. Non dimentichiamoci di quanto disagio ci sia tra i nostri giovani. E quante ragazze soffrano ad esempio di disturbi alimentari”. Il preside, al momento, immagina questa scuola come “un ciclo di incontri, aperto anche all’esterno, per far parlare adulti e ragazzi e per far emergere storie, racconti di inizi un po’ zoppicanti che invece hanno poi preso tutt’altra direzione”.

“Possiamo diventare persone realizzate e un po' felici solo se impariamo dai nostri errori, come si dice. Nella scuola c'è poca tolleranza su questo. Ad adulti e ragazzi non è consentito sbagliare. Ma soprattutto non c'è un adeguato lavoro educativo sull'errore. Da parte di presidi, insegnanti, genitori, educatori”, scrive Arte, che in questo modo invita dunque la comunità scolastica in primis ad interrogarsi su quanto sia importante essere più tolleranti nei confronti degli ‘inciampi’. Lo stesso dirigente è pronto a mettersi lui stesso in gioco, raccontando anche le personali storie di fallimenti.

E il nome della scuola?

“Forse la potremmo dedicare a Nino, il protagonista della canzone di De Gregori invitato a non aver paura di tirare il calcio di rigore. O chiamarla Diabolica, per affetto verso i ragazzi che non solo sbagliano, ma perseverano nell'errore perché le loro storie di vita li portano a fare così e forse dovremmo fare di più per conoscerle e comprenderle”, scrive il dirigente, che in attesa di confrontarsi con i suoi docenti è pronto, via social, a raccogliere spunti o storie di fallimenti di interesse tale da esser poi proposte nel percorso che prenderà vita.