CARLO CASINI
Cronaca

Se la violenza è economica: "Così aiutiamo le vittime a rinascere sul lavoro"

Artemisia in prima linea: nel 2024 una nuova vita per 60 persone del centro. La sindaca Funaro: "Un’eccellenza, fondamentale continuare a lottare".

Una manifestazione per la parità di genere e contro la violenza sulle donne

Una manifestazione per la parità di genere e contro la violenza sulle donne

La vera autonomia passa dall’indipendenza economica. Il monito di Simone de Beauvoir, il centro antiviolenza Artemisia lo ha ben chiaro. Per questo uno dei molti fronti di battaglia nella lotta alla violenza di genere è stato aperto sul reinserimento socio-lavorativo e abitativo. Un percorso delicatissimo che combatte la violenza economica, il volto meno noto (e più oscuro) della violenza di genere. Nel 2024 sono state 60 le persone vittime di violenza che hanno partecipato al percorso. A coordinarle e guidarle c’è Tania Berti, responsabile del servizio reinserimento socio-lavorativo di Artemisia.

"Per il 2025 – spiega – sono già otto le persone prese in carico. Quello che ci troviamo davanti è un impoverimento generale. I dati Istat rispetto alla povertà femminile sono importanti. In questo la violenza economica si manifesta con il mancato mantenimento dei figli o con l’assegno unico intestato all’ex marito". Soldi, in poche parole, che spetterebbero, ma non arrivano. "Capita anche che i soldi indicati dai giudici in sentenza non vengano versati". E lì la donna resta sola e sempre meno autonoma.

"L’altra forma di violenza economica è quella in cui l’uomo dice ’tu lavori, ma sono io che amministro i soldi’ o anche impedirle di lavorare". Qui entra in gioco il servizio coordinato da Berti. "Il nostro lavoro prima di tutto è un’analisi dei bisogni delle persone che vengono segnalate dalle nostre colleghe che si occupano dei percorsi di uscita dalla violenza". Le persone aiutate da Artemisia al 70% sono donne italiane e solo il 30% è straniero. "In molti casi non hanno mai gestito o avuto accesso all’economia familiare. Una riforma per noi molto importante è recentissima: dà la possibilità alle donne in fase di separazione e alle vittime di violenza di farsi certificare l’Isee corrente, questo ci consente di accompagnarle in patronato e ottenere sgravi e aiuti ai quali altrimenti non avrebbero accesso". Artemisia si occupa anche di ricostruire la percezione che le vittime hanno di se stesse. "Anche perché – prosegue Berti – spesso la vittima si racconta con gli occhi del maltrattante, il nostro compito è farle lavorare sull’empowerment, renderle consapevoli delle risorse che hanno". Che sia cucire, usare la macchina o qualsiasi altra cosa: costruire un curriculum vero. Da qui partono i progetti di inserimento. E i risultati arrivano, anche grazie ad aziende come Gucci che riescono a offrire borse lavoro anche da mille euro o grazie alla Scuola del Cuoio della Fondazione Marcello Gori: stipendi per incominciare a mettere insieme i pezzi di un’esistenza in frantumi. "Si tratta di grandissime lavoratrici, in alcuni casi hanno anche profili alti. La violenza purtroppo è democratica e colpisce tutte". Ma la prima mossa è conoscere: conoscere il lavoro di Artemisia e ciò che ogni donna che ha bisogno, qui può trovare. Un messaggio ricordato anche dalla sindaca Sara Funaro sul fronte della parità di genere.

"Rompere il soffitto di cristallo – commenta la sindaca – non è solo un’espressione, è una sfida che ancora oggi il nostro Paese deve affrontare. È necessario continuare a lavorare nella creazione e nell’implementazione di misure finalizzate a tutelare le donne, a partire da quelle vittime di body shaming e di violenza fisica, per favorire la loro autonomia e il loro reinserimento nel mondo del lavoro. Su questo fronte un grande e prezioso lavoro viene portato avanti da Artemisia e le altre realtà che sono al fianco delle donne vittime di violenza che hanno avuto il coraggio di denunciare. Oggi all’Istituto Da Vinci, parlando con le ragazze e i ragazzi di leadership femminile, ho ribadito quanto sia fondamentale continuare a lottare per una vera parità".

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