Lisa Ciardi
Cronaca

Sei generazioni di medici a Firenze. “Una missione dal ’700. I giovani? Sono bravi”

Numeri incredibili: al civico 83 di Borgo Pinti esiste uno studio da quattro secoli . E il lettino dove si curano i pazienti risale al 1893

Gli ultimi discendenti sono il dottor Alberto Berzi e il figlio Niccolò, ma ci sono già nuove generazioni che potrebbero prendere il testimone (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Gli ultimi discendenti sono il dottor Alberto Berzi e il figlio Niccolò, ma ci sono già nuove generazioni che potrebbero prendere il testimone (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 5 febbraio 2025 – Se quella porta e quel lettino potessero parlare racconterebbero quattro secoli di storia. Perché, incredibilmente, è dal lontano 1700 che al civico 83 di Borgo Pinti (un tempo ‘casa in Firenze numero 6679’) esiste uno studio medico. Con alcune pause fino al 1893, poi continuativamente fino a oggi. A tramandarsi la passione per la scienza di Ippocrate sono state un’infinità di generazioni, tutte collegate da parentela: padri e figli, zii e nipoti. Gli ultimi discendenti sono il dottor Alberto Berzi e il figlio Niccolò (nella foto), ma ci sono già nuove generazioni che potrebbero prendere il testimone.

"In questo edificio abbiamo trovato tanti documenti su medici e cerusici – spiega il dottor Alberto Berzi – alcuni ancora da collocare nell’albero genealogico. Il primo che invece ha un posto nella mappa familiare è Angiolo di Lorenzo di Filippo Meucci, cerusico al tempo del Granduca Pietro Leopoldo. Nel suo giuramento, prometteva di ‘non castrare verun fanciullo senza essere necessitato da malattie’, prendendo le distanze dalla pratica delle ‘voci bianche’”. A seguire, ecco una serie di discendenti coi cognomi Balenci, Meucci e Ceccherini, fino al dottor Carlo Ceccherini, medico di Borgo Pinti dal 1893, proprietario del lettino sul quale vengono tuttora visitati i pazienti. Dopo di lui, Aldo Berzi (nipote per parte di madre di Ceccherini), Alberto Berzi (figlio di Aldo) e infine il figlio Niccolò.

"I documenti che abbiamo – spiega il dottor Alberto – certificano ‘solo’ sei generazioni, ma mia nonna ne ricordava altre sette”. Sempre dagli armadi di Borgo Pinti sono spuntati alcuni diari, con gli eventi principali della storia di Firenze dal 1760, fra pestilenze e carestie, insurrezioni e alluvioni. Ma come mai tanta passione per la medicina? “Evidentemente siamo una famiglia strana – sorride il dottor Berzi – che è sempre rimasta legata a questo luogo e a questa professione. Personalmente, sono stato mosso dalla venerazione per mio padre, che diceva di non ‘fare’ il medico ma di ‘essere’ un medico. Era un uomo di grandi valori: ancora oggi mi arrivano testimonianze, come quella di un paziente 92enne che ricorda quando, nel 1943, mio babbo andava di nascosto a fare le punture a suo fratello che viveva nascosto perché ebreo. E poi sono sempre stato circondato da dottori: il babbo di mia mamma era un medico, come i suoi fratelli, i loro figli e suo nipote”. E il dottor Alberto Berzi, che oggi ha 76 anni, ha vissuto tanti cambiamenti della professione.

"Sono stato un medico ospedaliero, poi mi sono dedicato alla medicina di famiglia e, oggi, alle consulenze – racconta – Io ho vissuto una fase d’oro, in cui i dottori erano trattati con enorme rispetto, erano più numerosi e avevano carichi di lavoro più sostenibili. Però i giovani medici di oggi sono bravissimi, competenti anche in materie lontane dalla medicina: dalla burocrazia all’uso di computer e macchinari. A loro va tutta la mia ammirazione».