
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Tra il rispetto della tradizione e l’essersi invece allontanati troppo, ci sono un incalcolabile numero di sfumature, che comprendono il tono del rosso, la quantità del bianco, l’ampiezza dei loghi, il colore della stemma. E ovviamente quella croce. Tranquilli: questa è Firenze, parafrasando un altro slogan adottato recentemente dalla Fiorentina. Ieri, la Robe di Kappa, nuovo sponsor tecnico viola, dopo aver presentato le prime due casacche da gara – il primo ‘’kit’’, viola, e il secondo, dove invece prevale più il bianco – ha lanciato anche la terza maglia. Con un deciso e coraggioso richiamo alla bandiera della Repubblica Fiorentina. I tifosi si sono divisi, naturalmente. Per i più inviperiti, poco viola e una croce bianca in campo rosso che fa pensare più ad altre città e relativi stemmi (Padova, Trieste, Parma, perfino Pisa), ma per tanti un capolavoro di storia e appartenenza. Robe di Kappa spiega che oltre all’omaggio alla Repubblica Fiorentina, si ricordano anche i colori di Firenze nonché le origini della squadra. Oggi viola ma fino al 1929, la maglia era proprio biancorossa. Tre anni prima, si erano fuse la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas e il Club Sportivo Firenze. Era il 29 agosto del 1926. Per qualcuno era il 26. E pure questo vale per dimostrare che qui, metter d’accordo tutti, è impresa assai ardita.
A memoria, la prima grande disputa di piazza sulle maglie risale ai Pontello. 1981: la fresca proprietà viola ridisegna addirittura il giglio, dando vita a quello ‘alabardato’ che campeggiava sull’addome di capitan Antognoni. Ma quell’innovazione tanto contestata (i Pontello tuonarono: "Piaccia o no, la maglia è questa") inaugurò anche una tradizione che negli anni si consoliderà: il pantalone in tono. Viola, ovviamente. Ma ogni proprietà ci ha messo del suo, nello stile dei calciatori. Pure con qualche inciampo non certo voluto. La maglia della stagione che costò la serie B con i Cecchi Gori, aveva una svastica tra i motivi. In compenso, Mario e Vittorio ripristineranno anche il giglio ‘’bottonato’’, oggi presente su tutte le uniformi. I Della Valle inserirono le rifiniture in oro in alcune casacche. Commisso ha ereditato le divise da trasferta con i quattro Colori del Calcio Storico e oggi conia questa che vuole essere sempre un omaggio a orgoglio e campanile. Come testimonial, Robe di Kappa ha scelto proprio alcuni calcianti e come sfondo per la foto della campagna social, la passerella dell’Indiano.
Al lancio del kit, Instagram o Facebook sono diventati terreno di sondaggio sul gradimento, incontro e scontro su gusti e sensibilità. Dagli applausi sperticati, alle critiche feroci, condite ovviamente dall’ironia che, lungo l’Arno, non manca mai: "Belle le maglie della Svizzera. Quelle della Fiorentina quando?"
Ma tutti, guelfi o ghibellini, nostalgici o futuristi, si trovano d’accordo con quello che è impresso dentro la maglia, sotto al colletto, visibile soltanto a chi la indossa: "Ricordati che rappresenti Firenze". E qui ci si cheta.