
E’ un momento difficilissimo per il centro Cras Semia di Montespertoli, la struttura che si occupa del recupero di animali selvatici bisognosi di cure. Le casse dell’associazione onlus Semia sono sempre più vuote in attesa dei rimborsi pubblici, che però tardano ad arrivare. Gli animali hanno bisogno di cibo e farmaci, la struttura deve essere completata con lavori di ampliamento, ma senza fondi sono stati bloccati. L’attuale presenza di molti degenti ha messo in crisi profonda la struttura, che adesso ha bisogno di aiuto. "Stiamo attraversando un momento durissimo – spiega la dottoressa Donatella Gelli, veterinaria e referente del centro – La struttura è cofinanziata privatamente per oltre il 50% dalla mia famiglia, che è proprietaria del terreno dove sorge la sruttura, e si sostiene anche con i finanziamenti pubblici, di Asl Toscana centro e comune di Montespertoli, e moltissimo con le donazioni dei privati cittadini e del 5 per mille. Il problema è che i contribuiti pubblici che avremmo dovuto ricevere a fine dicembre scorso non sono arrivati". Per far fronte alle spese è stata lanciata anche una raccolta attraverso la piattaforma Gofundme. I volontari che affiancano la dottoressa Gelli nella gestione del rifugio vorrebbero scongiurare la chiusura del centro e chiedono "a chiunque avesse anche la minima possibilità di dare una mano, di fare un piccolo sforzo per aiutarci a far vivere il centro". La struttura va avanti perché finanziata dagli stessi volontari. La stessa dottoressa ha chiesto diversi prestiti. "Se nessuno ci aiuta, il centro è destinato a chiudere; e non si parla di una chiusura temporanea, ma definitiva", dicono i volontari. Il centro ha iniziato a svolge la sua attività dal 2010 in supporto alla ex provincia di Firenze per la riabilitazione degli animali selvatici bisognosi di cure. Dal 2014 effettua servizio di cura e riabilitazione di animali selvatici trovati in difficoltà per la Asl Toscana centro e accoglie anche piccoli selvatici trovati in condizioni di difficoltà dai privati cittadini. La struttura ospita ed è in grado di accudire tutte le specie della fauna e dell’avifauna indigene e ha come collaboratori volontari - anche la dottoressa Gelli è una volontaria - molti professionisti, colleghi veterinari, biologi, naturalisti e tecnici faunisti. "Il progetto completo del centro – aggiunge Gelli – comprende la possibilità, una volta terminati i lavori che al momento abbiamo dovuto interrompere, di offrire agli studenti delle discipline scientifiche un tirocinio a diretto contatto con la fauna selvatica". Adesso, però, la priorità è di impedirne la chiusura. E il rischio è concreto.
Irene Puccioni