STEFANO BROGIONI
Cronaca

Il maxi sequestro. Soldi offshore e bolidi per il tour operator dei pacchetti saltafila

Un’agenzia gestita da cingalesi fa affari nel business che prolifera intorno ai musei. Scoperti ricavi sommersi e conti nel paradiso fiscale dove sarebbero finiti anche i contributi Covid percepiti illegittimamente

Coda davanti agli Uffizi (Foto Ansa)

Coda davanti agli Uffizi (Foto Ansa)

Firenze, 1 luglio 2024 – Sequestri imponenti nella giungla delle società di bagarinaggio. E’ l’esito di una lunga e art icolata attività investigativa della guardia di finanza, durata diversi mesi, mirata a contrastare il proliferare di business illegali nel comparto turismo. In particolare, il grande affare dei tour operator che vendono pacchetti comprensivi di ingressi ai due musei più famosi della città, la Galleria dell’Accademia e gli Uffizi.

Le fiamme gialle si sono concentrate in particolare su una società, gestita da soggetti originari dello Sri Lanka che, replicando un modello sviluppato pure a Roma, Venezia e Barcellona, avrebbero omesso di dichiarare ricavi per quasi 800mila euro in tre anni di esercizi (2016, 2017, 2018). Non solo: nel periodo del Covid, avrebbero beneficiato, senza averne diritto, di cospicui contributi previsti dal decreto sostegni per poi dirottarli in un paradiso fiscale.

L’attività del tour operator, hanno ricostruito ancora gli accertamenti, si genera con l’attività di guide turistiche di varia nazionalità che pescano clienti on line ma più spesso direttamente nella fila per l’ingresso per i due famosi musei. I tour operator propongono un pacchetto comprensivo di accompagnamento del gruppo e anche di degustazioni di vino. Spesso, come hanno avuto modo di constatare le fiamme gialle, la proposta si rivela assai inferiore alla promessa: la degustazione di Chianti non è altro che un bicchiere di vino versato in mezzo di strada - davanti alla sede della società - da una bottiglia di qualità mediocre.

Le guide riscuotono le somme in contanti o anche tramite un pos. Tutto però, secondo la Finanza, a nero. Ma quando gli investigatori hanno contestato ai due soci dell’agenzia i reati di omessa dichiarazione Iva, occultamento o distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, si sono resi conto che un terzo soggetto, fratello di uno dei principali indagati, aveva aperto una nuova società che di fatto aveva sostituito la precedente. Un modo per proseguire la medesima attività (la nuova società ha infatti ’ereditato’ la sede operativa e le guide turistiche, trasformandoli però da dipendenti a collaboratori con partita Iva) e caricare di passività e guai la vecchia. E un modo anche di “ripulirsi“ per poter così accedere ai contributi governativi stanziati durante la pandemia che ha inevitabilmente colpito le attività legati al turismo.

Ma la società in questione, è emerso dagli accertamenti, non era provvista dei requisiti richiesti per il contributo e i soldi, appena erogati sono “volati“ all’estero, più preciaamente su un conto corrente intestato al fratello, amministratore della vecchia società, aperto nell’isola di Jersey, una minuscola lingua di terra nel canale della Manica dal fisco particolarmente benevolo.

Nel frattempo, mentre attendono il processo, i cingalesi fanno la bella vita, almeno a giudicare dalle ’storie’ pubblicate sui social: auto da sogno, viaggi, lussi. Per questo, la finanza ha cominciato ad aggredire i loro patrimoni, operando un sequestro sui conti e sulle quote societarie per oltre 800mila euro.