
La sindaca Claudia Sereni alla commemorazione di Monticchiello
Vito e Anelida si conobbero a Monticchiello, nel mezzo di una delle battaglie più cruente della storia partigiana. Era il 1944, e i partigiani contendevano a tedeschi e fascisti la riconquista delle campagne senesi. Pare di immaginarli, in mezzo ai filari di viti e alle olivete, come nella Notte di San Lorenzo, il celebre film dei fratelli Taviani. Solo che non era finzione ma la realtà. Vito e Anelida si innamorarono in mezzo a quella guerra, al dolore, alle rappresaglie. Nel ’44 Anelida Chietti, che era di Pienza e viveva con la famiglia di mezzadri in un podere vicino alla Pieve di Corsignano, aveva appena 17 anni; Vito Raspa di anni ne aveva 29, veniva dalla Calabria, era carabiniere, presso la caserma di San Quirico d’Orcia, dove era stato trasferito della stazione di Acquaviva per la sua fede antifascista. Erano i nonni della sindaca Claudia Sereni, che l’altro giorno a Monticchiello ha presenziato alle celebrazioni della liberazione del borgo insieme al sindaco Manolo Garosi, sindaco di Pienza, Comune insignito della Medaglia d’oro al valor militare per la guerra di liberazione.
A Monticchiello, sotto il comando del giovane sottotenente dell’Esercito Walter Ottaviani, Vito Scarpa, nome di battaglia Spaccamontagne, Raspa ebbe il comando di una squadra composta da quindici elementi con cui partecipò al vittorioso combattimento per riprendere il paese. Anelida non ebbe esitazioni a schierarsi con la Resistenza e, insieme alla cugina Cordara Marchetti e a Norma Fabbrini, divenne una staffetta partigiana, occupandosi sia di curare i feriti ma soprattutto di rifornire di munizioni i combattenti, con un’azione indicata come decisiva per le sorti della battaglia.
"Ho voluto essere qua, con grande emozione – ha detto la Sindaca Claudia Sereni, che per la prima volta ha partecipato, come famiglia, alla celebrazione – non solo come rappresentante delle istituzioni, ma anche e soprattutto come persona legata con il sangue e con il cuore a questa straordinaria terra e all’evento che ricordiamo, senza il quale mia madre, io, e quindi la mia famiglia, non saremmo semplicemente venuti al mondo. Ho sentito il desiderio e anche la responsabilità di rendere onore con la fascia tricolore alla mia storia familiare e a questa terra che è un patrimonio preziosissimo che mi porto dentro, anche in questa nuova veste di sindaca".
Fabrizio Morviducci