FRANCESCO
Cronaca

Sergio Givone e la vita dopo la morte

Gurrieri A chi, come me, ha perso recentemente la compagna della sua vita e l’esistenza è rimasta un guscio vuoto,...

Gurrieri

A chi, come me, ha perso recentemente la compagna della sua vita e l’esistenza è rimasta un guscio vuoto, questo libro di Givone – “La ragionevole speranza / Come i filosofi hanno pensato l’aldilà” (Anders Solferino) torna a creare qualche prospettiva di conciliazione, una “ragionevole speranza” di ritrovarsi dopo la morte con quelli che qui gli furono più cari, di stare con loro e rinnovare l’antica consuetudine, con un grado di perfezione ulteriore rispetto a quanto sia stato immaginato. Le stesse parole – ci ricorda l’autore – dette a suo tempo da Eraclito: "Ad attendere gli uomini dopo la morte ci sono cose che essi non sono in grado di sperare e neppure immaginare". Ma Eraclito è solo un passaggio del complesso itinerario storico-filosofico che Givone propone sul grande tema della vita dopo la morte, in un’epoca qual è la nostra, disincantata e ignara di qualsiasi trascendenza. Non sono mai stati facili i libri del nostro filosofo ed estetologo: dalla sua “Storia del nulla” (1995) a “Quant’è vero Dio. Perché non possiamo fare a meno della religione“ (2018); ma è anche vero che con coraggio speculativo si avventura in territori non facili e controversi che pochi – filosofi e teologi – hanno il coraggio di affrontare. Dopo essersi chiesto se è ragionevole credere nell’aldilà, si precisa come questa non solo non è un’argomentazione oziosa, ma che invece ha un’illustre tradizione filosofica; ci ricorda Kant, con il suo "in che cosa possiamo ragionevolmente sperare?", sostenendo che la vita eterna è una faccenda che riguarda la filosofia ancor prima che la religione. Peraltro la riflessione sull’anima è stata consegnata a Platone, da questi a Plotino e al neoplatonismo, fino alla mistica speculativa. Tuttavia, con rispetto, è da credere che un tale problema non possa essere un dominio dei soli filosofi. "Morire è ritornare alle fonti della vita. Nascere è prepararsi a morire".