Firenze, 3 novembre 2018 - Dal Mugello al Chianti. Il pericolo del web non conosce confini. Non c’è soltanto il caso di Scarperia: un video dai contenuti pedopornografici è circolato anche in una classe della scuola media di San Casciano Val di Pesa. E’ accaduto due settimane fa. Stavolta, l’intervento della Procura dei minori è stato tempestivo e drastico: l’autorità giudiziaria ha infatti disposto la cancellazione del contenuto da tutti i telefonini dei ragazzi coinvolti, con un ripristino dell’apparecchio alle condizioni di fabbrica.
In questo modo, mentre la polizia postale ha attivato le sue indagini, si è cercato di circoscrivere la diffusione del filmato in questione. E anche la scuola in cui è avvenuto l’«inoltro», non è stata a guardare: sono stati attivati tutti i protocolli previsti ed il caso è stato segnalato all’Onap, l’osservatorio nazionale abusi psicologici.
Ma la frequenza con cui si stanno verificando questi episodi è un campanello d’allarme per tutti, a cominciare dalle famiglie. Il fenomeno va di pari passo con l’uso (che talvolta si trasforma in abuso o uso inappropriato) di smartphone e di internet da parte dei giovanissimi.
Nel caso chiantigiano, il video è piombato come un fulmine a ciel sereno nella chat della classe, una seconda media, dove solitamente i ragazzi si scambiano aiuti per i compiti a casa o gli inviti per il compleanno. E’ stato un alunno a condividere con gli altri ciò che aveva ricevuto nella chat di un gioco on line da un utente. Sull’identità di quest’ultimo, sono in corso indagini.
Secondo quanto ricostruito, il ragazzino avrebbe aperto il link ricevuto, scaricando a sua volta il filmato sul proprio dispositivo. Poi lo ha inviato con i compagni, probabilmente per condividere con loro la sua sorpresa davanti a quelle scene. Scatenando il caos nelle famiglie.
Il filmato - in cui appaiono inequivocabile scene pedopornografiche realizzate probabilmente in un paese straniero – è balzato agli occhi anche di genitori. Immediatamente è stata avvisata la scuola e la polizia postale. In questo modo, sono stati presi i primi provvedimenti.
Il più deciso è stato quello di convocare i genitori con gli smartphone dei figli: anziché effettuare un sequestro, la procura diretta da Antonio Sangermano ha ordinato il reset degli apparecchi, effettuato dagli agenti del compartimento guidato da Giorgio Bacilieri. Adesso, la classe è seguita da alcuni specialisti e un supporto speciale è stato fornito anche al ragazzino che ha materialmente ricevuto ed inoltrato il video.
Un caso che assomiglia a quanto accaduto in Mugello anche se, per quell’episodio specifico, allarme un dettaglio: il fatto che sia stato realizzato in Italia, presumibilmente, a giudicare dalla «location», sul litorale laziale.
Anche per questo episodio, sono in corso indagini disposte dalla procura minorile: in questo caso, si cerca di identificare chi siano i minori ritratti nel breve ma bruttissimo filmato (è escluso che siano della nostra zona) e chi abbia materialmente effettuato la ripresa. Almeno quattro, dunque, i soggetti coinvolti.