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Cronaca

Sette giorni senza giustizia. Il grido di dolore per Maati: "Ora i nomi dei colpevoli. Lo Stato deve rispondere"

La famiglia di Mou, gli amici e la politica in silenzio nel luogo dove il 17enne è stato massacrato. I genitori: "Non abbiamo più lacrime. Il modo in cui è morto è il fallimento della società".

La famiglia di Mou, gli amici e la politica in silenzio nel luogo dove il 17enne è stato massacrato. I genitori: "Non abbiamo più lacrime. Il modo in cui è morto è il fallimento della società".

La famiglia di Mou, gli amici e la politica in silenzio nel luogo dove il 17enne è stato massacrato. I genitori: "Non abbiamo più lacrime. Il modo in cui è morto è il fallimento della società".

di Pier Francesco Nesti

"Giustizia e rispetto per Maati. E i nomi dei colpevoli". A chiederlo sono la famiglia, gli amici, la comunità. Ancora profondamente scossa. Tutti insieme, a una settimana esatta dall’omicidio del 17enne di Certaldo. Ieri hanno voluto ricordare il ragazzo con un minuto di silenzio, deponendo un mazzo di fiori. Sotto un cielo grigio e in un’atmosfera irreale. Proprio nel punto dove è stato accoltellato a morte, circondati da almeno 150 persone, molte delle quali con una fotografia della vittima fra le mani e la scritta ‘Giustizia per Maati’. Lacrime e rabbia. E un dolore che si respirava, generato da una tragedia che ha travolto i familiari, il babbo, la mamma e i fratelli di Maati, ma della quale anche porterà sempre i segni. Segni che restano evidenti nei genitori, la madre, Silvia Baragatti, e il padre Farid.

"Mio figlio – ha detto la mamma - è stato ucciso brutalmente, con crudeltà. Ho l’impressione che i suoi assassini neanche si rendevano conto di quello che stavano facendo. Ma dopo che le forze dell’ordine avranno fatto il loro lavoro, e sono sicura che lo faranno, dovrà esserci una risposta da parte dello Stato, ovvero che qui non passi più il messaggio che siamo un Paese dove si può fare tutto e dove non si punisce niente". Per poi tornare alla notte di sette giorni fa: "Sicuramente c’è chi ha visto e c’è chi non lo ha soccorso, questo ce lo diranno le indagini. Mettiamoci tutti una mano sulla coscienza perché questo è il fallimento della società, è il fallimento dell’umanità, neanche gli animali vengono lasciati morire così". E, provando a guardara avanti "Maati non sarà dimenticato, la missione della mia vita da ora in poi sarà quella di dare giustizia a mio figlio. Per lui abbiamo finito le lacrime, adesso vogliamo un segnale forte". Ancora più duro il padre: "Un delitto del genere succede solo nella giungla: un branco contro un ragazzo da solo. Chiedo giustizia per mio figlio e il massimo della pena per tutti quanti, chiunque essi siano. In questo momento non posso pensare al perdono. Chi ha visto, chi non l’ha soccorso, chi c’era e ancora non ha parlato: tutti questi mi devono rispondere guardandomi in faccia".

Tanti i rappresentanti delle istituzioni, di maggioranza e opposizione, ma anche delle associazioni di volontariato. Oltre ai cittadini che, una volta concluso il momento di silenzio voluto dal Comune, sembravano quasi non volere andare via, come se la loro testimonianza e il loro dolore dovessero proseguire ancora. L’unico a parlare è stato il sindaco Andrea Tagliaferri, visibilmente emozionato. "La nostra comunità, insieme a quella di Certaldo, si è raccolta per ricordare Maati, stringendosi con profonda solidarietà al dolore straziante della sua famiglia. È un dolore che ci appartiene e che dobbiamo sentire nel cuore, perché Maati poteva essere il figlio di ciascuno di noi, uno dei nostri ragazzi".

Per poi aggiungere: "La sua tragica scomparsa ci obbliga a fermarci, a riflettere su una società che troppo spesso non offre ai giovani il sostegno, la protezione e le opportunità di cui hanno bisogno. Non possiamo più permettere che vengano lasciati soli o privati di un futuro sicuro e pieno di speranza. Per questo siamo qui, dobbiamo trasformare questo dolore in un impegno collettivo per costruire una società migliore, capace di abbracciare e sostenere i nostri ragazzi, garantendo loro un domani più giusto, inclusivo e senza violenza".