Gurrieri
Sandro Veronesi è nato nel 1959 a Villa Donatello, dunque fiorentino doc. Si è laureato in architettura con una bellissima tesi su Victor Hugo e le sue lotte per proteggere Parigi dalle sistematiche distruzioni del suo centro storico dirette da Haussman. La cosa andò così. Mi chiese la tesi, ma io avevo già capito che il suo interesse era orientato verso la scrittura. Così conciliai il progetto in teoria del restauro ottocentesco con i prodromi della difesa ambientale. Quando gli dissi che avrebbe dovuto andare a Parigi, alla Maison Hugo di Place des Vosges, per lavorare all’archivio, non batté ciglio, disse subito di sì. E dopo un anno e mezzo concluse la tesi, apprezzata con la lode. La settimana successiva, pur in condizioni favorevoli per entrare in uno studio di architettura, lasciava Prato (dove risiedeva) e si portò a Roma, dove fu accolto nell’ambiente di Alberto Moravia e Enzo Siciliano, impegnandosi nella rivista “Nuovi Argomenti”. Nel 1988 pubblica il suo primo romanzo, “Per dove parte questo treno allegro”. Arrivano per lui il Premio Campiello, il Viareggio e due premi Strega, con “Caos calmo” e “Il colibrì” (tradotto in 27 lingue). Fresca di stampa è la sua ultima opera, “Settembre nero”. Un racconto bellissimo che ci accompagna all’iniziazione alla vita. Di Gigio Bellandi, un ragazzo di dodici anni che scopre, nella Versilia del 1972, la musica, la lettura, l’inquietudine, il desiderio, l’amore. Scoprendo improvvisamente – con un trauma che sanerà solo con gli anni – una ferita tra i genitori che gli cambierà la vita. Tutto ruota intorno a due famiglie che si scoprono dolorosamente intrecciate. Il settembre nero è quello dell’attentato alle Olimpiadi di Monaco, che il protagonista vive con dolore. Ancora un “ eroe normale” come sa descrivere Veronesi, e una scrittura avvincente.