Era il 1° dicembre 2013 quando un incendio nell’azienda Teresa Mode, nel Macrolotto di Prato, costò la vita a sette lavoratori cinesi, squarciando il velo su un preoccupante quadro di irregolarità e insicurezza. Poco dopo, per evitare che tragedie del genere potessero ripetersi, venne creata una task force fra le varie Asl di Firenze, Empoli, Prato e Pistoia (non esisteva ancora la Ausl Toscana Centro) e furono assunti 74 tecnici della prevenzione per effettuare le verifiche. Da allora molto è stato fatto, ma tanto resta da fare. A raccontarlo è Renzo Berti, direttore del Dipartimento di prevenzione della Ausl Toscana Centro, che ha coordinato i controlli dall’inizio.
Come iniziò il lavoro della task force?
"Dopo un periodo di formazione del personale, iniziammo a lavorare dal 2 settembre del 2014, su un campione selezionato di 7.700 aziende considerate a rischio. In due anni le visitammo tutte, concentrandoci sui macro-fattori di rischio. Erano insomma controlli veloci, perché l’obiettivo era completare rapidamente il primo giro di verifiche".
Che situazione trovaste?
"All’inizio solo il 19,9% delle aziende di Prato risultò in regola sui macro-fattori di rischio, mentre nelle altre zone la percentuale fu del 34,2%. Trovammo molti ambienti promiscui, in cui si lavorava e si viveva, con grandi rischi per la presenza di bambini, loculi in cartongesso, impianti elettrici non a norma, mancanza di uscite di sicurezza, bombole del gas e fornellini per cucinare".
Da allora quanti controlli avete fatto?
"In tutto 19.735, il che significa che diverse aziende sono state controllate più volte. Fra queste si contano: 7.807 confezioni, soprattutto a Prato, 3.801 pronto moda, 3.254 pelletterie, 717 fra maglierie, stirerie e gruccifici. A Prato il 91,2% delle ispezioni ha coinvolto anche altri soggetti, come l’ispettorato del lavoro o le forze dell’ordine; complessivamente siamo al 76,5%. Dal secondo semestre 2014 al 1° luglio 2024 abbiamo riscosso 27 milioni e 870mila euro di multe: soldi destinati a un fondo della Regione per interventi di prevenzione. All’inizio andavamo al ritmo di quasi 5 milioni di euro l’anno; adesso siamo alla metà. Anche i controlli sono meno: nel 2024 ne abbiamo previsti 922, dei quali 750 nel pratese. Un minor numero legato anche alla scelta di fare le verifiche più accurate, con più tempo".
Cosa è cambiato?
"Oggi il 64,9% delle aziende pratesi controllate è in regola, mentre complessivamente siamo al 65,8%. I dormitori abusivi sono scesi dal 9,7% al 2% e sono molto cambiati: a volte troviamo dei divani, ma raramente loculi in cartongesso. Anche gli impianti elettrici, che erano non a norma nel 18,1% dei casi, oggi lo sono nell’1,1%. Le notizie di reato sono passate dal 55% al 24,6% dei controlli. È cambiata anche la tipologia di persone: un tempo trovavamo datori di lavoro e operai cinesi; adesso i dipendenti sono soprattutto bengalesi, africani, pakistani... Si nota anche una minor propensione ad accettare la sfruttamento e, fortunatamente, una maggiore tendenza a protestare e ribellarsi".
Quindi un netto miglioramento?
"Sì ma non basta. Sappiamo che molte aziende si sono adeguate soprattutto per paura dei controlli. Anche se il quadro è cambiato è quindi importante non abbassare la guardia".