REDAZIONE FIRENZE

Si aprono "porte" anche nel carcere di Sollicciano

Il pranzo di Natale di Sant'Egidio con l'arcivescovo Gambelli e i detenuti

Firenze, 31 dicembre 2024 - Si aprono "porte" anche in carcere. Papa Francesco nel Giubileo straordinario della misericordia considerò porte sante quelle delle celle, per dare la possibilità a ciascun detenuto e a chiunque è coinvolto nella vita di un penitenziario di ripensarci, di ripensarsi, trovare orientamento.

Il segno di Rebibbia, compiuto in apertura del Giubileo della speranza, indica nuovamente questa possibilità, la stessa che l'arcivescovo Gherardo Gambelli ha proposto ai detenuti di Sollicciano durante il Pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio il 27 dicembre: da una parte l'apertura della porta del cuore, la sede delle domande e delle decisioni come anche dell'irresolutezza; dall'altra la possibilità di lavorare a ogni livello per una "riparazione" di rapporti, di ricerca di lavoro, di cura degli altri anche in carcere, come preparazione per quando si uscirà.

Con Gambelli e gli amici di Sant’Egidio e i cappellani don Stefano Casamassima e don Roberto Falorsi,  il magistrato Marcello Bortolato con una rappresentanza del Tribunale di sorveglianza, i neocatecumenali, i volontari di Pantagruel, il coro guidato da Massimo Altomare e la band 'Fabrè' che hanno accompagnato il pranzo e la distribuzione dei doni, resi possibili dalla collaborazione dell’istituto del carcere, gli educatori e gli agenti. Visita anche ai detenuti del centro clinico, con la condivisione di una merenda natalizia. Un modo, anche questo, per accarezzare e curare le ferite profonde del carcere, che riassumono quelle della città. Un segno da cogliere.