MANUELA PLASTINA
Cronaca

Sicurezza, ira dei commercianti: "Adesso serve un presidio fisso"

Grido di protesta guidato dal barista di via Mazzini: "Orde di minorenni alterati e balordi, non siamo sereni"

Commercianti esasperati chiedono più sicurezza in paese

Commercianti esasperati chiedono più sicurezza in paese

"Da qualche tempo, ci sentiamo meno sicuri. Dobbiamo tutti dare una mano per prevenire, ma un presidio fisso delle forze dell’ordine ci permetterebbe di stare più tranquilli". Dal 2010 Sergio Sbrocchi ha un’attività proprio nel cuore del capoluogo, in via Mazzini, dapprima come cartoleria e tabacchi, da 8 anni come bar-tabacchi. Con la sorella e i suoi dipendenti trascorre tutta la sua giornata, dalla mattina prima dell’alba alla sera tardi, in negozio, con grande passione per il suo lavoro e il suo paese.

"Ma da qualche tempo le cose sono cambiate: si sono verificati vari episodi brutti, tra orde di minorenni che girano per le strade fumando e tracannando prodotti vietati loro dalla legge o adulti che, forse sotto l’effetto di sostanze, vanno in giro disturbando e seminando il panico". Uno degli episodi più gravi:"Per due ore un ragazzo in evidente stato di alterazione ha seminato il panico in paese – ricorda Sergio -. Abbiamo provato a mantenerlo calmo nel bar, facendolo parlare, in attesa dell’arrivo dei carabinieri, anche se non abbiamo le competenze né gli strumenti per fermarlo. Ma poi è scappato fuori, ha iniziato a lanciare bottiglie prese dalla campana del vetro contro le auto, è arrivato alle mani con altri ragazzi. Solo dopo tanto tempo lo hanno fermato due pattuglie arrivate una da San Casciano e una da Firenze". Questo perché, spiega, la stazione locale dei carabinieri chiude alle 17, "mentre avremmo bisogno di un presidio fisso, come era un tempo".

Ma ci sarebbe tanto raccontare, dice Sbrocchi, più o meno gravi: l’ultimo in ordine temporale è del 7 gennaio. "A pochi minuti dalla chiusura delle 20,30, è entrata una coppia nel bar. Lui mi ha chiesto una grappa: gli ho spiegato che entro poco avremmo chiuso, ma gliel’ho versata. Ha domandato di andare in bagno: lo avevamo già pulito, era inaccessibile. Ha cominciato a urlare, a minacciarmi fisicamente, ha messo le mani addosso a un mio collaboratore. Quando ho chiamato il 112, mi ha detto che stavo firmando il mio funerale. Poi si sono allontanati prima che arrivasse la pattuglia". Ma i commercianti non si sentono più tranquilli: "Coi miei collaboratori, la sera usciamo tutti insieme e ci accompagniamo alle macchine a vicenda, per timore. Non so cosa sta succedendo: so che amiamo questo paese e vogliamo che torni ad essere tranquillo e vivibile come era fino a poco tempo fa".