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Sicurezza nei distributori di carburante: le regole e i rischi secondo Andrea Alfani

Andrea Alfani, esperto di Elettromeccanica Petroli, discute le rigide norme di sicurezza nei distributori di carburante.

La parola all’esperto : "Sempre rischioso lavorare mentre gli autisti caricano"

Andrea Alfani è un esperto di impianti di carburante

Chi guida un’autocisterna deve rispettare regole molto rigide. Lo stesso vale per chi lavora come manutentore negli impianti di carburante. Lo sa bene Andrea Alfani, titolare della Elettromeccanica Petroli di Firenze che fino al 1990 era dipendente dentro il deposito Eni di Calenzano. Altri anni e altri sistemi, ma il mestiere ed i rischi connessi sono rimasti gli stessi. E Alfani li conosce entrambi molto bene.

Esattamente di cosa si occupa?

"Della costruzione e manutenzione di distributori su strada".

Quindi lavora costantemente in un ambiente dove si trattano carburanti, dove si formano vapori. Come si evitano scintille che possono diventare un innesco?

"Intanto bisogna dire che dal 2000 sugli impianti di carburante c’è un sistema che recupera vapori dalle macchine quando si fa rifornimento, così non dovrebbero esserci come invece è successo a Calenzano".

Ma quali sono le regole di sicurezza che deve rispettare chi fa manutenzione?

"Innanzitutto bisogna indossare indumenti e scarpe adeguate, tutto materiale ignifugo. Inoltre servono attrezzi di rame anti scintilla. Se il rame sbatte sul ferro non ci sono rischi, a differenza di un colpo ferro su ferro".

Cos’altro?

"I cellulari devono essere spenti nelle zone di carico e non ci deve essere nessuno che fuma, nemmeno le sigarette elettroniche".

Molti autisti si sono lamentati che i lavori di manutenzione nel deposito Eni si svolgevano mentre si caricava carburante sulle autobotti. Secondo lei sono due attività da tenere sempre separate? Si rischia a farle contemporaneamente?

"Sì, per me c’è sempre un rischio".

Succede lo stesso sulle pompe di benzina lungo strada?

"Gli impianti non chiudono, ma l’isola dove si opera viene sempre circoscritta tenendo vicini gli estintori".

Che idea si è fatto, avendoci lavorato, di quello che è successo a Calenzano?

"Premetto che l’impianto che conosco io è molto diverso da quello attuale. Sicuramente c’era del vapore e c’è stato un innesco, bisogna capire da dove. Forse una scintilla o magari un telefono".

Secondo lei le normative sulla sicurezza nel settore sono adeguate?

"Sì, le regole ci sono e rispetto a 30 anni fa c’è una sensibilità maggiore sulla sicurezza. Certo, una cosa sono le regole e un’altra cosa è il rispetto delle regole. Oggi è un mondo che corre...".

Intende dire che a volte si tralasciano aspetti importanti per la sicurezza?

"Può succedere, invece nei luoghi a rischio bisogna fare più attenzione".

A Calenzano ha mai avvertito pericoli?

"Mai".

Anche quando ci lavorava lei intorno c’erano case e aziende a pochi metri?

"Quando il deposito ha aperto intorno non c’era niente, quella era una zona depressa. Mi ricordo che la strada era sterrata. Già negli anni ’90 l’insediamento urbano era cresciuto molto, ma non era esteso come adesso".