Monica Pieraccini
Cronaca

E’ fiorentino il miglior manager d’hotel del mondo: “Ragazzi, meno virtuale e più contatti reali”

Simone Giorgi: “Per me Firenze è tutto. Ho pianto quando ho ricevuto la targa in Palazzo Vecchio. Ai giovani dico: mettete da parte l’intelligenza artificiale e iniziate a relazionarvi con gli altri”

Simone Giorgi, general manager Park Hyatt di Milano

Simone Giorgi, general manager Park Hyatt di Milano

Firenze, 27 ottobre 2024 – Fiorentino d’origine, Simone Giorgi, direttore generale del Park Hyatt di Milano, è stato recentemente insignito del prestigioso premio “Hotelier of the year” dal network Virtuoso, durante l'annuale Travel Week di Las Vegas, uno degli eventi internazionali più importanti nel settore del turismo di lusso. A celebrare il suo successo anche la sua città natale, Firenze, che lo ha accolto in Palazzo Vecchio per una cerimonia ufficiale, dove l’assessore al Turismo Jacopo Vicini gli ha consegnato una targa e una spilla con il Giglio, simbolo della città.

Lei è il miglior manager d'hotel del mondo. Come è stato ricevere il premio “Hotelier of the year”?

“È stata un’emozione fortissima, una gratificazione che arriva dopo anni di impegno e sacrifici. Riconoscimenti come questo sono il coronamento di una carriera e un ringraziamento per tutti coloro che hanno condiviso il mio cammino. Penso ai miei mentori e ai collaboratori, e ovviamente allo staff del Park Hyatt Milano, che è stato straordinario negli ultimi anni”.

Lei è nato a Firenze, in quale quartiere?

“Sono nato a Sant’Ambrogio. A Firenze ho iniziato la mia formazione frequentando la scuola alberghiera Aurelio Saffi. A 14 anni ho lavorato all’Enoteca Pinchiorri. È stata un’esperienza che mi ha ispirato per tutta la vita”.

Ha viaggiato molto?

“La mia formazione si è completata viaggiando e lavorando in tanti posti diversi: sono stato in Svizzera, Inghilterra, Francia e persino negli Stati Uniti, alla Cornell University di New York. Ogni tappa è stata fondamentale per farmi crescere, sia professionalmente che personalmente”.

Cosa crede che abbia fatto la differenza nella sua carriera?

“Mettere le persone al centro. Oggi si parla molto di intelligenza artificiale e digitalizzazione, ma per me i rapporti umani sono la chiave. Ho sempre dato importanza alle relazioni, sia con gli ospiti che con i collaboratori. Questo approccio mi ha permesso di costruire ambienti di lavoro sereni e di fiducia, dove si lavora con dedizione e passione”.

Com’è il suo legame con Firenze? Ci torna spesso?

“Firenze è tutto per me. Ho radici profondissime qui: la mia famiglia, la mia infanzia, i ricordi. Sono legatissimo alla città, sono tifoso della Fiorentina e ho tatuato addosso il Giglio di Firenze. Quando ho ricevuto il riconoscimento in Palazzo Vecchio dall’assessore al Turismo Jacopo Vicini, ho pianto: è stato come un abbraccio da parte della mia città”.

Da Firenze a Milano: cosa pensa della differenza tra queste due città?

“Firenze è, per me, la città più bella del mondo, ma oggi Milano è la città più internazionale d’Italia. Le opportunità professionali che offre sono molte di più. Detto questo, ogni successo e ogni risultato che raggiungo lo sento anche come un tributo alla mia città”.

Quali consigli darebbe ad un giovane che sogna una carriera nell’hospitality?

«”Viaggiare e confrontarsi con realtà diverse è indispensabile. Ai giovani consiglio di mettere da parte l'Ai e iniziare a relazionarsi con gli altri e fare esperienze all’estero, per imparare il più possibile e crescere”.