CARLO CASINI
Cronaca

Sindacati e politica si indignano: "Non è fatalità, regole aggirate. Morire sul lavoro non è casuale"

Dalla Cgil fino al Pd e Avs: la richiesta di chiarezza a Eni e il plauso alla procura di Prato. Botta e risposta fra alcuni politici e la società sui presunti tentativi di insabbiamento.

Gli interventi di soccorso alla popolazione nelle vie circostanti. immediatamente dopo l’esplosione del 9 dicembre 2024

Gli interventi di soccorso alla popolazione nelle vie circostanti. immediatamente dopo l’esplosione del 9 dicembre 2024

Un’appello alla giustizia e un plauso alla rapidità delle indagini. È il comun denominatore delle reazioni del mondo dei sindacati e della politica ai 9 avvisi di garanzia spiccati dalla procura di Prato per la strage del deposito Eni di Calenzano dove il 9 dicembre persero la vita cinque persone. Ma le reazioni sottolineano anche come, in base alle accuse formulate dagli inquirenti, la strage non sia stata una fatalità. A sottolinearlo sono prima di tutto i sindacati, a partire dalla Cgil. "Le parole del procuratore Tescaroli – commentano dal sindacato – dimostrano ancora una volta che morire sul posto di lavoro non è mai una sfortunata casualità, ma è sempre il frutto di errori e sottovalutazioni nella gestione del ciclo produttivo. Le accuse della procura mostrano ancora una volta quanto sia importante che tutte le aziende, a maggior ragione quelle più strutturate, garantiscano le condizioni di massima sicurezza, soprattutto quando intrecciano il loro lavoro con appalti o altre aziende operanti nel loro ciclo produttivo. Auspichiamo che l’azione della magistratura faccia al più presto il suo corso e restituisca giustizia, per le vittime innocenti e le loro famiglie".

Sulla stessa linea anche la Cisl, con il segretario generale di Firenze, Fabio Franchi. "Tragedie come quella del deposito Eni – dice – non si possono derubricare a fatalità o casualità; lo abbiamo detto da subito, lo abbiamo ripetuto in piazza a Calenzano e ne abbiamo la conferma con gli avvisi di garanzia emessi dalla procura di Prato e resi noti dal procuratore Tescaroli. Non ci sorprendono neppure i capi di imputazione – continua Franchi - abbiamo sempre sostenuto che ciò che è successo al deposito Eni di Calenzano fosse riconducibile ad una serie di errori assolutamente prevedibili ed evitabili. Quel luogo di lavoro è stato reso assolutamente pericoloso da chi aveva la responsabilità di garantire sicurezza ai lavoratori. Era palese e direi scontato – aggiunge – che svolgere lavori di manutenzione in contemporanea al normale carico delle autocisterne esponeva i lavoratori del sito a ciò che poi drammaticamente è successo".

Dura la presa di posizione del senatore di Avs, Tino Magni. "Gli avvisi di garanzia – riflette – confermano che non fu errore umano come qualcuno all’inizio aveva adombrato. Come al solito subito dopo gli incidenti la colpa viene quasi sempre addossata alla tragica fatalità o all’errore umano, cioè ai lavoratori e alle lavoratrici. I reati contestati agli indagati sono gravissimi e vanno dall’omicidio colposo plurimo al disastro colposo, dalle lesioni personali alla rimozione delle cautele infortunistiche. Dalle indagini risulta anche una responsabilità dell’azienda perché l’incidente era prevedibile ed evitabile se fossero state eseguite correttamente le procedure di sicurezza, protezione e pianificazione che erano obbligatorie per l’intervento che doveva fare Sergen. Cose sulle quali Eni deve dare una risposta".

Anche il Pd chiede verità all’azienda che, dal canto suo, ha sempre ribadito la massima collaborazione con l’autorità giudiziaria. "Cinque persone – dice il deputato dem, Arturo Scotto, il segretario regionale Pd, Emiliano Fossi e Marco Furfaro della segreteria nazionale Pd – si sarebbero potute salvare. È inaccettabile che i tentativi di insabbiamento siano arrivati dalla stessa Eni. Abbiamo chiesto chiarezza e verità da subito. L’azienda dia spiegazioni convincenti: ne va della reputazione di un settore strategico del Paese". Alle accuse e prese di posizione ribatte Eni attraverso una nota ufficiale. "Eni smentisce categoricamente di aver mai compiuto alcun tentativo di insabbiamento o intralcio delle indagini sull’incidente di Calenzano, ma di aver sempre prestato all’autorità giudiziaria la massima collaborazione".