Come è possibile che ogni anno scolastico si apra con lo stesso copione? Come mai lo scenario non cambia mai? Precarietà e incertezza caratterizzano la prima campanella: mai una volta, ormai da decenni, che l’anno scolastico si apra tranquillamente, con tutte le sue cose a posto, con una organizzazione precisa e puntuale. Vorremmo che il sistema scuola cambiasse, adesso come appunto da anni perché la formazione e l’istruzione, insieme alla sanità, sono la colonna vertebrale dello sviluppo di un grande Paese, civile e moderno. Un Paese che guarda al futuro e appunto a rafforzare le nuove generazioni affinché siano cittadini consapevoli per scelte fatte e per l’opinione che devono esprimere. Per farle diventare protagoniste.
E invece no. Puntualmente l’agosto prescuola è sempre caratterizzato da notizie da copione: cattedre da coprire, precari da una vita che cercano di diventare insegnanti di ruolo, concorsi che non riescono a dare stabilità. E poi c’è il personale Ata (tecnici e bidelli) che non è mai sufficiente. Questo scenario viene ereditato di governo in governo, non dipende dal colore politico, ormai siamo al radicamento dei problemi.
Poi ci sono realtà specifiche e uniche in Italia che avrebbero bisogno di massima attenzione. Non si può ad esempio continuare a dire che Prato con una popolazione immigrata in continua crescita è un laboratorio di inclusione. Il laboratorio Prato "scoppierà" prima o poi se non ci sono risorse supplementari per mettere in grado i dirigenti scolastici di far fronte a una realtà incredibile. Per portare tutti i ragazzi sullo stesso piano di formazione.
La scuola deve essere in cima all’agenda politica e amministrativa: dai Comuni alla Regione al Governo. I soldi dall’Europa grazie al Pnrr sono arrivati per dare slancio agli edifici scolastici, per fortuna. E allora solo uno sforzo condiviso può portare alla "rivoluzione della normalità" per far sì che il sistema scuola non sia debole e precario. Ogni anno.