
Dal 4 al 6 aprile al Teatro Verdi di Firenze va in scena ’Slava’s Snowshow’
"Tante delle cose che vedrete nello spettacolo sono proiezioni di ricordi dell’infanzia, come l’immagine della neve". Poetico, universale e senza tempo, ‘Slava’s Snowshow’ torna per la terza volta al Teatro Verdi di Firenze, unica data toscana, dal 4 al 6 aprile (venerdì ore 20,45, sabato e domenica ore 16,45 e 20,30), dove aveva debuttato nel 2008 replicando poi nel 2011. Una nevicata di carta che infuria su tutta la sala, enormi, leggerissimi e colorati palloni che planano sulla platea, cinque clown che a sorpresa scendono dal palco per interagire con il pubblico. È così che a partire dagli anni ’90 il russo Slava Polunin, considerato il miglior clown al mondo, ha iniziato a costruire uno dei suoi spettacoli più noti. Lo show raccoglie i numeri più belli e famosi del suo repertorio che per la sua arte si ispira a maestri come Leonid Engibarov, clown triste, o al raffinato Marcel Marceau, o alla delicata comicità di Charlie Chaplin.
Slava Polunin, la neve è un modo per tornare bambini? "L’ho scelta apposta come protagonista principale. Volevo dar vita a uno spettacolo che ci riportasse ai nostri sogni d’infanzia, che aiutasse le persone che sarebbero venute a teatro a liberare dall’ossessione dell’età adulta i bambini e le bambine che erano stati".
La vera sfida, dunque, è quella di cercare un contatto soprattutto con gli adulti? "Esatto. I bambini rappresentano quella parte di pubblico già felice e spensierata. Gli adulti no, le difficoltà della vita li hanno già irrigiditi, quindi quello che cerco di fare è rimetterli in contatto con il loro ‘io bambino’".
Nel suo spettacolo non c’è linguaggio parlato. È sempre stato così? "Non ho mai pensato di usare le parole. Per me il linguaggio non verbale è la forma di comunicazione più potente e ricca al mondo perché è naturale".
Essere un clown può aiutare a superare le difficoltà nella vita reale? "Credo proprio di sì perché questa non è solo una professione, è un modo di essere, di relazionarti con le persone e gli eventi. Percepisci ogni cosa come un’opportunità di gioco, di gioia, di ispirazione e non ti scoraggi di fronte alle tragedie. Penso che se le persone si concedessero di essere veramente libere forse diventerebbero tutte clown, perché il clown è la vera essenza della libertà dell’uomo".
Nella vita si è ritrovato a dover affrontare una brutta alluvione, un po’ come quella che nel 1966 colpì Firenze. "Sì e ha provocato un bel po’ di danni al parco giochi che mi sono costruito vicino Parigi a Crécy-la-Chapelle. Nonostante questo però, non ci siamo arresi e ci siamo rimboccati le maniche per ricostruire tutto".
È vero che l’ha Fellini l’ha ispirata molto? "Il cinema di Fellini è poesia allo stato puro, nei suoi film puoi trovarci momenti divertenti e tragici al tempo stesso e ogni personaggio sembra muoversi tra sogno e realtà. È un po’ quello che cerco di fare nel mio spettacolo".