MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

29 gennaio 1796, quando venne fondata la Società di San Giovanni Battista: la storia

Oggi la consegna del 34esimo premio Bel San Giovanni nel Salone dei Cinquecento

I Fochi di San Giovanni (foto di repertorio)

I Fochi di San Giovanni (foto di repertorio)

Firenze, 29 gennaio 2025 – Era il 29 gennaio del 1796 quando venne fondata la Società di San Giovanni Battista, con rescritto del Granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena. Tra i suoi scopi principali, quello di organizzare i festeggiamenti del 24 giugno in onore di San Giovanni Battista, patrono di Firenze, che si concludono con i tradizionali Fochi. Il giovane sovrano voleva collegare la sua figura alla più antica tradizione fiorentina ed il culto del Battista fu sempre presente in lui nelle forme più sentite. Le stesse monete fatte coniare a partire dal 1791, secondo una prassi ormai consolidata, riportavano sulla superficie l’immagine di San Giovanni e il santo protettore della città era anche il santo protettore del Granduca Pietro Leopoldo e dello stesso Ferninando III di Lorena.

Gli anni della Rivoluzione francese

Gli anni più violenti della Rivoluzione Francese furono segnati dal processo di “scristianizzazione”, che portò alla scomparsa del calendario gregoriano e videro la sparizione di ogni santo. L’uccisione del re di Francia, Luigi XVI, nel gennaio 1793, scosse però l’opinione pubblica e, sull’onda di questi eventi, a Firenze cominciò a farsi strada l’idea della costituzione di una libera associazione a carattere laico e privato, in grado di rendere più viva l’immagine del Battista e di sottolineare una spiritualità senza confini. Il 12 novembre 1795 il Provveditore dell’Opera del Duomo, Pietro Pannilini, ricevette una supplica a nome di un gruppo di cittadini, da inoltrare a Ferdinando III. Nella supplica si auspicava di “rendere più decorosa la solennità di San Giovanni Battista” proponendo “una decente musica” da suonare la mattina delle festa della natività del Santo nella chiesa a lui dedicata. Ferdinando III non esitò ad approvare quanto veniva proposto e fu subito stampata una lettera per raccogliere le prime sottoscrizioni: dal febbraio al giugno 1796 le adesioni raccolte furono numerose e molti fiorentini di ogni ceto risposero con generosità. Il culto di San Giovanni univa oramai, senza distinzioni, nobili, borghesi e agiati popolani.

Le elemosine e le doti

Occorreva coinvolgere attorno alla nuova istituzione il favore popolare, e quindi fino dal 1797 si decise di inserire fra le attività peculiari della San Giovanni la raccolta di elemosine per la costituzione di doti. La dote, anche nei casi di matrimoni socialmente modesti, era un requisito essenziale. Lo scopo venne presto raggiunto e la popolarità della San Giovanni crebbe progressivamente: la Società, intesa come “Societas” – collettività – finì per configurarsi come una delle istituzioni più vicine alla realtà spirituale e sociale di Firenze.

Napoleone e i primi ‘fochi’

I tumultuosi eventi napoleonici travolsero anche la Toscana ma, con la creazione del Regno dell’Etruria, la Società di San Giovanni Battista ebbe nuova linfa vitale. Il re Lodovico di Borbone e sua moglie Maria Luisa, dominati da una fede profonda, dettero il massimo impulso a ogni manifestazione devozionale e curarono attentamente la festa del patrono della città.In particolare, in quell’anno venne costituito uno spettacolo pirotecnico eccezionale: questi fuochi “incontrarono il genio del pubblico per la varietà ed esecuzione espressiva (…) essendo stati eseguiti dagli abili fochisti Luigi Geraudini di Livorno e Luigi Badii”. Gli anni 1806 e 1807 videro la massima consacrazione delle feste patronali, e l’evento assunse veri e propri tratti di munificenza regale. Anche negli anni della soppressione del Regno dell’Etruria, la Società di San Giovanni Battista mantenne la propria identità e il culto del partono venne praticato a livello pubblico con l’esecuzioe di raffinate musiche nel Battistero e con la consueta distribuzione di doti. La Prima Guerra Mondiale causò una grave crisi economica che rese estremamente difficile la vita degli antichi sodalizi culturali. Nel 1923 non fu possibile allestire il tradizionale spettacolo dei fuochi artificiali e il nuovo orientamento politico non si dimostrava sensibile a quelle tradizioni che avevano sempre trovato nel mondo della chiesa il loro naturale referente. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale videro la San Giovanni impegnata essenzialmente sul fronte dell’assistenza e del fraterno soccorso. 

Il Bel Sangiovanni

Ogni anno la Società di San Giovanni Battista celebra l’anniversario della propria fondazione attribuendo il Premio “Il Bel San Giovanni” a “personalità o istituzioni che per l’opera svolta nei più diversi campi del pensiero e dell’azione, abbiano conseguito notorietà ed unanime apprezzamento, anche per l’apporto recato all’elevazione spirituale e materiale della comunità in cui operano”. Il Premio “Il Bel San Giovanni”, opera del maestro Paolo Penko, è un bassorilievo realizzato con l’antica tecnica della fusione a cera persa, cesellato e lavorato a mano con la tecnica del “Penkato fiorentino”. Rappresenta il “Battistero”, fonte d’ispirazione per il nome del Premio, poiché citato da Dante nel 19esimo canto dell’Inferno, come “il mio Bel San Giovanni”. E oggi alle 17.30 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si tiene la cerimonia per il 229esimoanniversario della fondazione della società di San Giovanni Battista. Nell’occasione, alla presenza della sindaca Sara Funaro, sarà consegnato il 34esimo premio ‘Il Bel San Giovanni’. Il riconoscimento andrà alla dottoressa Lucia Aleotti azionista e consigliera di amministrazione del Gruppo Menarini; a Nicola Salvioli restauratore specializzato nel restauro di manufatti in metallo e cuoio, al professor Luigi Zangheri, già docente di Storia del giardino e del paesaggio presso l’Università di Firenze e a Claudio Bertini e Massimo Gramigni fondatori di P.R.G. S.r.l.