Firenze, 9 novembre 2024 - Dal carcere alla giustizia riparativa, dal lavoro carcerario alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Oltre ad uno spettacolo teatral-musicale, alla presentazione di libri e ad un cortometraggio. È la Settimana della Legalità, un ciclo di eventi, che si terranno a Firenze dall’11 al 16 novembre, organizzati dalla Caritas di Firenze e dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze con la collaborazione della Fondazione Caritas. Il 13 novembre incontro sulla “Giustizia riparativa” con Marta Cartabia dell’Università Bocconi di Milano, già ministra della Giustizia; il 14 novembre presentazione del Rapporto sulla povertà con l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli. Il 16 novembre, alle 18, al Teatro La Fiaba, proiezione del cortometraggio prodotto da Keep Digging Production per Caritas Firenze. A seguire tavola rotonda con: Bernard Dika, portavoce del presidente della Regione Toscana, Marzio Mori, direttore Caritas Firenze, Luca Orsoni, responsabile Area Young Caritas Firenze, Sara Benvenuti, docente dell'Università degli Studi di Firenze, e Alina Tamas, responsabile Area Giustizia e Carcere Fondazione Solidarietà Caritas Ets.
“Non è costruendo carceri che riusciamo ad avere le nostre città più sicure - spiega Marzio Mori, direttore Caritas Firenze -. Bisogna creare legami sociali, portare cultura, aprire strutture per accogliere i più deboli. Così come dovremmo puntare sulla giustizia riparativa e sulle misure alternative per limitare il sovraffollamento carcerario”.
“Studi certificati hanno dimostrato che la percentuale di recidiva tra i detenuti che intraprendono percorsi alternativi è pari al 2%. Per chi sconta la pena in carcere fino all’ultimo giorno di detenzione è al 70% - dichiara Vincenzo Lucchetti, presidente Fondazione Caritas -. Bisognerebbe investire maggiormente su strutture e misure alternative alla detenzione”. “Occorre un cambio di mentalità - afferma Sara Benvenuti, docente di Giurisprudenza - bisogna superare l’idea di un sistema punitivo unicamente afflittivo e carcerocentrico, che non rieduca e non risocializza, bensì offre solo una risposta retributiva al male commesso e l’illusione di poterlo con la forza dello Stato contenere e controllare… possibilmente al di là del muro e lontano dalla società civile”.