MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

L’indagine: un fiorentino su quattro si sente solo

Soffre la solitudine quasi un terzo delle donne. L’indagine di Sociometrica per Cesvot ha posto l’attenzione su tre tipi di povertà: sanitaria, educativa relazionale

Solitudine (foto Ansa)

Firenze, 14 marzo 2024 – Sono in buona salute, ma due su tre, soprattutto anziani, hanno difficoltà ad accedere a servizi. Più della metà non partecipa a eventi e iniziative culturali, in genere per ragioni economiche. Gli uomini sono più soddisfatti delle donne delle proprie relazioni interpersonali e sociali ma una persona su quattro si sente sola. E a soffrire sono in prevalenza le donne: quasi un terzo sente il peso della solitudine. È la fotografia dei fiorentini che emerge dall'indagine demoscopica “I bisogni emergenti nella popolazione dell’area fiorentina” realizzata su un campione rappresentativo della popolazione residente nell’area della Città metropolitana. I risultati sono stati tratti dall’indagine demoscopica “Disponibilità al dono in Toscana e nuovi bisogni sociali a Firenze” realizzata da Sociometrica. Lo studio pone l'attenzione su tre tipi di povertà: sanitaria, educativa relazionale. Il report è stato presentato alla Fondazione Franco Zeffirelli alla presenza di Sara Funaro, assessora educazione, welfare e immigrazione del Comune di Firenze, Marco Esposito, presidente Delegazione Cesvot Firenze, Antonio Preiti, direttore Sociometrica e autore del report, Eva Paoli della Società della Salute di Firenze, Nicola Armentano, consigliere Metropolitano con delega Promozione sociale e sport. Se la povertà sanitaria si esprime soprattutto nelle difficoltà di accesso ai servizi, la povertà educativa consiste in particolare nella difficoltà a partecipare alla vita culturale, mentre la povertà relazionale si traduce nel crescente senso di solitudine. I dati.

Povertà sanitaria. Il 29,1% della popolazione dell’area fiorentina sostiene di aver sempre ottenuto i servizi sanitari di cui ha o ha avuto bisogno. Il resto ha dovuto a volte rinunciare: tra le motivazioni i tempi d’attesa molto lunghi (48,2%) e la mancanza di mezzi economici (14,5%). La massima soddisfazione si registra per i residenti sotto i 29 anni, quando, evidentemente, la domanda è più bassa. L’eccesso di attesa che fa rinunciare al servizio pesa per il 41,0% nelle classi più giovani, ma per il 54,1% in quelle più anziane. L’8,2% è del tutto soddisfatto della qualità dei servizi, il 56,9% è abbastanza soddisfatto. La parte non soddisfatta rappresenta il 21,9% (suddivisa nel 14,8% di poco soddisfatti e del 7,1% per nulla soddisfatti), il restante 13,1% non è “né soddisfatto, né insoddisfatto”. Alla domanda sullo stato di salute di ciascuno, il 66,0% si dichiara in “buona salute” e l’11,0% in “ottima salute”, il che porta al 77% la fetta di popolazione che sta bene. Il 22,4% accusa, invece, qualche difficoltà di vario genere rispetto alle condizioni personali di salute e lo 0,6% ritiene il proprio stato di salute precaria. Per il 48,1% il volontariato potrebbe essere di supporto al servizio pubblico in particolare per i servizi di assistenza domiciliare.

Povertà educativa. Ci sono due elementi quando si affronta il tema della povertà educativa: il primo è rappresentato dal flusso di fruizione della cultura, cioè quanto e in quali modalità le persone siano “esposte” alla cultura, in quale modo la grande varietà di risorse culturali entra in relazione con loro; il secondo elemento è la soddisfazione rispetto ai titoli educativi raggiunti e il loro complessivo livello di istruzione o educazione. L'analisi evidenzia che il 21,1% della popolazione fiorentina in due anni non ha “mai” preso parte a un evento culturale e il 17,2% è stato coinvolto da eventi culturali “raramente”, solo il 7,9% vi ha partecipato “almeno una volta alla settimana”. Le donne sono culturalmente più attive rispetto agli uomini: chi “consuma” intensamente eventi culturali è il 3,9% degli uomini, ma arriva all’11,5% fra le donne. Simmetricamente, quanti non partecipano mai, o solo raramente, ad eventi culturali, nella loro somma, rappresentano il 41,8% fra gli uomini e il 35,2% fra le donne. I più partecipi sono i cittadini tra i 30 anni e i 54 anni (10,9% ), circa il doppio rispetto a tutte le altre classi d’età. Tra i più giovani sono pochissimi coloro che non hanno mai partecipato o lo hanno fatto solo raramente agli eventi culturali, mentre la metà dei residenti oltre i 64 anni (48,8%) non partecipa o lo fa raramente agli eventi culturali. Il 21,8% degli intervistati giudica come “ottimo” il proprio livello di istruzione e il 51,9% lo valuta “abbastanza buono”. Solo lo 0,7% lo considera “pessimo”, il 6,5% “insufficiente”. Tra gli elementi che non consentono una maggiore fruizione degli eventi culturali ci sono il “costo economico” (35,4%), “la mancanza di un supporto pubblico” (22%), le responsabilità date dagli impegni familiari (12,6%), la mancanza di opportunità (5,7%) e la scarsa qualità degli eventi (10,7%).

Povertà relazionale. Il 6,9% delle persone intervistate sostiene di essere “molto soddisfatto” delle relazioni interpersonali che ha, il 36,4% si dichiara “abbastanza soddisfatto”, il 50,3% “né soddisfatto, né insoddisfatto”, il 6,4% “abbastanza insoddisfatto” e “molto insoddisfatto”. Esiste una differenza di genere rispetto al grado di soddisfazione delle loro relazioni sociali o interpersonali: mentre è “molto soddisfatto” il 10,3% degli uomini, lo è allo stesso modo solo il 3,8% delle donne. Se si sommano a questi dati anche quelli di coloro che si dichiarano “abbastanza soddisfatti”, si arriva per gli uomini al 47,8%(quasi la metà dell’intero numero degli intervistati) mentre per le donne l’indicatore si ferma al 39,3%. Da notare anche la concentrazione maggiore tra gli uomini di quanti si dichiarano abbastanza e molto insoddisfatti: 8,4% contro il 4,8% della controparte femminile. Un quarto della popolazione, il 25,6% si senta “costantemente” sola, oltre un terzo (33,5%) sperimenta “frequentemente” la solitudine, quasi un terzo (27,9%) la avverte “occasionalmente”. Solo il 13% non la sperimenta “mai”. Anche qui emerge la differenza di genere: il 30,1% delle donne si sente “sempre sola” (a fronte del 20,6% fra gli uomini) e il 33,9% si sente “spesso” sola. Simmetricamente, solo il 7,9 % delle donne non si sente “mai” sola; nella stessa condizione si dichiara il 18,6% degli uomini, più del doppio. Il 4,9%, si sente fortemente legato alla propria comunità, la maggior parte degli intervistati (41,5%) si sente “abbastanza coinvolto”, quasi la metà dei partecipanti (46,1%) percepisce un basso livello di coinvolgimento con la propria comunità, il 7,5% si sente completamente disconnessa dalla propria comunità. Tra gli ostacoli che impediscono, o rendono più difficoltosa la costruzione di forti legami sociali e interpersonali ci sono la “mancanza di interessi comuni” (31,3%), la mancanza di “tempo” (29,5%), una certa “timidezza e ansia sociale” (23,6%), la “mancanza di opportunità” (23,3%) , le responsabilità familiari (14,2%) e le difficoltà economiche (13,8%), la diversità linguistica o culturale (11,6%), esperienze passate negative (8,3%), problemi di salute (7,7%), distanza geografica (7,2%). Il 15,5% degli intervistati percepisce un elevato livello di supporto da parte di amici e della comunità, il 51,2% si sente abbastanza supportato, il 25,2% percepisce un supporto limitato da amici e conoscenti, l' 8,1% non percepisce alcun supporto.