di Pietro Mecarozzi
Cimici sulle pareti. Punture di insetti sul corpo. Caldo soffocante, mancanza di acqua dalle docce. Epidemia di scabbia, pasti consumati a terra per assenza di sedie e tavoli, celle troppo piccole per troppi detenuti. Sembra un girone infernale, ma è il carcere fiorentino di Sollicciano, che con la stagione estiva è tornato a mostrare il peggio di sé. Il penitenziario in questi giorni è alle prese con interruzioni delle forniture d’acqua, con i detenuti di alcune sezioni che si sono opposti veemente, prima rifiutandosi di rientrare nella struttura dopo l’ora d’aria, e poi bloccandosi nel corridoio fuori dalle celle, dove è partita una protesta pacifica contenuta dagli agenti di polizia penitenzieria. I ’definitivi’ si sono inginocchiati e stesi a terra, disobbedendo ai poliziotti che gli intimavano di rientrare nelle celle. Non si sono mossi, non c’è stato contatto. I detenuti sono rimasti lì tutta la notte, dormendo nel corridoio sotto la super visione degli agenti e l’indulgenza della direttrice, Antonella Tuoni, conscia della condizione in cui versano gli ambienti della struttura.
A causa della vecchiaia dell’impianto idrico (un eccesso di potenza rischia di far saltare le tubature), l’acqua non raggiunge le docce e alcune sezioni del penitenziario. Per tamponare il problema, i detenuti delle sezioni nelle cui celle i rubinetti sono asciutti sono stati spostati in altre sezioni che erano state precedentemente chiuse perché oggetto di infiltrazioni in caso di pioggia. Un problema noto, che sembrerebbe essere stato (momentaneamente) risolto nella giornata di ieri.
"Qui siamo a una situazione invivibile", spiega uno degli agenti della polizia penitenziaria, che oltre a lavorarci devono anche viverci dentro le mura di Sollicciano. "Anche in caserma – continua l’uomo (che preferisce rimanere anonimo) – fa molto caldo, tutto è fatiscente e l’acqua viene a singhiozzi. Quello che stanno vivendo i detenuti in questo momento, però, è una tortura". Che il carcere fiorentino sia una tortura, lo dicono anche le sentenze, ormai numerose, del tribunale di sorveglianza, che per le condizioni in cui sono costretti i reclusi applicano sconti di pena. Pochi giorni fa, inoltre, cinquanta detenuti hanno firmato un esposto alla procura dai contenuti choc, per denunciare le condizioni del penitenziario.
Intanto, ad oggi, secondo quanto emerge dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, non risultano esserci cantieri attivi nell’istituto da febbraio 2023, quando la direzione ha sospeso i lavori dopo aver riscontrato degli errori in quelli appena terminati nella sezione femminile. Proprio per le detenute donne, un’ala è tutt’ora inagibile e nuove opere non sono al momento in programma.