COSIMO CECCUTI
Cronaca

Sollicciano. Caso da risolvere

Quando fu inaugurato, nel 1983, il carcere di Sollicciano fu salutato come un modello di civiltà fra le carceri italiane....

Quando fu inaugurato, nel 1983, il carcere di Sollicciano fu salutato come un modello di civiltà fra le carceri italiane. Si lasciavano le antiche Murate, per una struttura concepita con ampi spazi da vivere fuori dalla cella, da trascorrere in attività esterne di studio e di lavoro, per il migliore recupero dei detenuti, fino alla realizzazione del “giardino degli incontri“ progettato da Giovanni Michelucci che al di là dei tradizionali parlatori consentisse di vivere all’aperto gli affetti familiari. Questo il sogno di allora, ben diversa la realtà di oggi. Cambiamento di mentalità, incurie, mancati lavori di manutenzioni e risanamento; degrado per tutti, detenuti e agenti di polizia penitenziaria, sovraffollamento, incertezze prolungate nella gestione hanno esasperato le condizioni di decadenza sì da fare del carcere fiorentino uno dei peggiori del sistema penitenziario italiano. In palese violazione della Costituzione, che oltre alla violenza fisica "punisce ogni violenza morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà" (art. 13) e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vieta trattamenti "inumani e degradanti": i numerosi suicidi o tentativi di suicidio, gli atti di autolesionismo, le aggressioni al personale di polizia, le manifestazioni di protesta ne sono evidente conferma. Una vergogna per chi crede nel rispetto della dignità umana.

Tutte le forze politiche, cittadine e non, hanno ben presente la realtà di Sollicciano e riconoscono la necessità di immediati interventi. Ma quali? Abbatterlo e ricostruirlo, oppure procedere alla ristrutturazione, magari trasferendo gruppi di detenuti e rifacendo un padiglione alla volta? La decisione spetta a chi ha la responsabilità, a livello nazionale ancora più di quella locale. Ciò di cui tutti siamo convinti è la necessita di far presto. Qui non si tratta di decidere se abbattere o meno le scale elicoidali dello stadio Franchi, ricostruirlo integralmente o limitarsi al restyling: siamo davanti alla insopportabile esistenza di centinaia di persone immerse ogni giorno in condizioni igienicosanitarie deplorevoli, sempre più emarginate da quella società che – una volta scontata la pena – dovrebbe tornare ad accoglierle.