REDAZIONE FIRENZE

Sollicciano, l’istituto che fa pena. Il governo e un dossier che scotta

La visita del leader della Lega al ’suocero’ Verdini ha acceso di nuovo i riflettori sulle condizioni del carcere. Il decadimento della struttura sotto gli occhi di tutti. No alla demolizione, piuttosto lavori cella per cella.

Sollicciano, l’istituto che fa pena. Il governo e un dossier che scotta

di Pietro Mecarozzi

Riflettori accesi su Sollicciano. La visita di mercoledì del ministro delle Infrastrutture e vicepremier, Matteo Salvini, ha riportato a galla nuove criticità e vecchie emergenza del penitenziario. Il leader della Lega ha avuto un colloquio con il ’suocero’ Denis Verdini (a cui sono stati revocati i domiciliari per averli evasi) e dopo ha visitato il carcere, costatandone le gravi problematiche strutturali e promettendo di fare rapporto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. È difficile non immaginare che, dopo la reclusione di Verdini, lo stato in cui versa Sollicciano abbia assunto note di priorità nell’agenda del leader della Lega. L’ex senatore 72enne, per un cumulo di pena, dovrà infatti rimanere nel penitenziario fiorentino fino al 2036. Tanti anni da passare in un luogo le cui condizioni sono state considerata dalla magistratura penitenziaria "disumane", e al limite della "tortura".

Cimici, scarafaggi, caldo di estate e freddo di inverno sono solo alcune delle criticità di Sollicciano e della sua sezione penale – quella con più inguaiata, sia in termini di spazio e numero di detenuti, sia per le sue condizioni igieniche –, ovvero quella in cui sarà collocato l’ex braccio destro di Berlusconi. Al momento, Verdini si trova in quello che è chiamato il percorso di accoglienza per chi entra in carcere, ma nei prossimi giorni verrà trasferito.

Il decadimento di Sollicciano è diventato un tema scottante anche per Roma. A ispezionare il penitenziario lo scorso 22 febbraio è arrivato Antonio Bianco, a capo della Direzione generale per la gestione dei beni, dei servizi e degli interventi in materia di edilizia penitenziaria del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria).

Bianco è in carica da circa un mese, e il sopralluogo all’interno della struttura fiorentina è uno dei primi atti che compie da quando ricopre il nuovo ruolo. Perché proprio Sollicciano? La riposta va ricercata negli ultimi bollettini sullo stato di salute dell’intera struttura, ma anche dagli sos che, anche attraverso La Nazione, la stessa dirigenza del carcere fiorentino ha inviato al ministero della Giustizia. Bianco, durante l’accertamento, ha potuto verificare da vicino tutti i ’difetti’: a partire dalle 19 stanze non utilizzabili di un piano della sezione femminile, chiuso da circa un anno. Quell’ala è stata soggetta a dei lavori di risanamento, che tuttavia si sono rilevati inefficaci (o peggio ancora svolti male), perché le infiltrazioni di acqua nelle celle e nei corridoi continuano.

Una grana che la direttrice del carcere, Antonella Tuoni, ha più volte segnalato, e alla quale al momento non è stata ancora trovato soluzione. Sul tavolo del funzionario ministeriale sono arrivate anche alcune proposte per superare l’impasse: accantonata l’idea della demolizione, quello che alcuni esperti e tecnici suggeriscono è di trasferire un centinaio di detenuti, quindi liberare alcune sezioni e cominciare a lavorare per moduli. Step by step, cella dopo cella. L’idea c’è, staremo a vedere.