di Stefano Brogioni
FIRENZE
Manca l’acqua a Sollicciano, monta la protesta dei detenuti. E’ stato un fine settimana ad alta tensione nel penitenziario fiorentino, quando il malcontento dei carcerati per i rubinetti asciutti si è trasformata in una vibrante protesta al termine dell’ora d’aria.
A causa della vecchiaia dell’impianto idrico (un eccesso di potenza rischia di far saltare le tubature), l’acqua non raggiunge le docce e alcune sezioni del penitenziario. Un problema noto, ma che pare irrisolvibile senza un intervento drastico che, al momento, non risulta in programma.
La mancanza d’acqua si somma al caldo che, in quel blocco di cemento armato, in questi giorni in cui le temperature s’impennano, diventa rovente così come è invece gelato in inverno.
Per tamponare temporaneamente il problema, i detenuti delle sezioni nelle cui celle i rubinetti sono asciutti, sono stati spostati in altre sezioni che erano state precedentemente chiuse perché oggetto di infiltrazioni in caso di pioggia.
Una toppa peggiore del buco, o quasi. Senza contare che quella dell’acqua è solo la goccia (che in questo caso comunque non sgorga...) che ha fatto traboccare il vaso della pazienza dei detenuti. C’è un ascensore rotto da mesi, inservibile per portare i pasti ai piani (che devono essere quindi portati a mano) e inutilizzabile anche per i disabili.
Ci sono ormai cronici problemi di igiene: le celle sono infestate dalle cimici e spesso, durante i processi, i detenuti mostrano ai giudici i segni che portano sulla propria pelle. In una cella è stata trovato anche un topo morto.
Per la mancanza di acqua, sabato si sono registrate veementi proteste arginate a fatica dalla polizia penitenziaria, ieri in tanti hanno raggiunto l’ufficio matricola per chiedere di poter scrivere agli avvocati per informarli ufficialmente della situazione che vivono quotidianamente. Minacciando anche lo sciopero della fame.
"Non si possono lasciare i detenuti senz’acqua - esplode don Vincenzo Russo (nella foto a sinistra), ex cappellano di Sollicciano e responsabile della pastorale per il carcere della Diocesi - ma risposte da parte del Ministero non ne arrivano. Queste sono condizioni pari alla tortura, non possiamo più stare zitti. I detenuti hanno commesso un reato, ma il loro percorso deve essere riabilitativo, non, invece, fortemente afflittivo".
Che Sollicciano sia una tortura, lo dicono anche le sentenze, ormai numerose, del tribunale di sorveglianza, che per le condizioni in cui sono costretti i reclusi applicano sconti di pena.
Anche nell’ultima cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, i vertici della magistratura hanno ricordato i gravi problemi della struttura.
A fine anno, secondo quanto emerge dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, è in programma il riavvio del cantiere per le celle degli uomini, con interventi che mireranno ad arginare proprio le infiltrazioni di acqua e a migliorare l’isolamento e la coibentazione termica della struttura. Per le detenute donne, invece, nulla si muove: un’ala è tutt’ora inagibile, i lavori fatti in precedenza non hanno risolto i problemi, anche in questi caso, causato dalle infiltrazioni, e nuove opere non sono al momento in programma.