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Sollicciano, detenuto finge di star male e tenta di violentare un'infermiera

Sentendo le urla il poliziotto di servizio è intervenuto subito per liberare la donna e nell'intervento ha subìto dei colpi al volto e al ginocchio. La denuncia di Francesco Oliviero, segretario regionale del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria

Ancora violenza nel carcere di Sollicciano

Firenze, 17 luglio 2022 _  "Domenica di sangue e violenza nel carcere di Sollicciano a Firenze. Gravissimo l'ultimo episodio, avvenuto in mattinata", sul quale riferisce Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe).

"Da settimane nel carcere fiorentino di Sollicciano accadono gravissimi episodi violenti. Ma oggi si è sfiorata la tragedia. Dopo l'aggressione ad alcuni agenti con olio bollente e un tentativo di strangolamento nella stessa settimana, questa mattina un internato marocchino, in attesa di REMS (Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza) e attualmente ristretto presso il Reparto ATSM (Articolazione salute mentale) del carcere di Sollicciano, fingendo di avere problemi di salute è entrato in infermeria e ha tentato di abusare dell'infermiera. Si è scagliato contro la donna facendola cadere e, successivamente, le si è messo sopra infilando le sue mani nel pantalone e nella maglietta. Sentendo le urla, il poliziotto di servizio è intervenuto subito per liberare l'infermiera e, nel liberarla, ha subìto dei colpi al volto e al ginocchio. Arrivati i rinforzi sul posto, mentre si accompagnava il detenuto nella propria cella, questi ha cercato di scappare, ma è stato subito bloccato. L'infermiera e il collega di sezione sono stati trasportati in ospedale, in quanto la donna aveva dolore alla spalla e il collega al ginocchio e al collo. A loro va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, ma è del tutto evidente che la situazione è allucinante a Sollicciano!".

Per Donato Capece, segretario generale Sappe, "la situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante, per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria. Agenti che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) - constata Capece- ma i vertici del ministero della Giustizia e del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia penitenziaria continua a restarne sprovvista".

Per questo Capece torna a sollecitare la ministra Guardasigilli, Marta Cartabia, a prendere con urgenza provvedimenti per gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d'Italia, sono vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti".

Il Sappe, prosegue il segretario generale, "è pronto a scendere in piazza, a settembre, per sottolineare quanto e come sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. È grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario 'aperto', ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia penitenziaria. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità, per quanto attiene l'ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che- aggiunge Capece- pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le autorità competenti non siano ancora state in grado di trovare una soluzione. Se i vertici del ministero della Giustizia e del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane e alla tutela degli appartenenti al corpo di Polizia penitenziaria, devono avere la dignità di dimettersi!", conclude.