
di Manuela Plastina
Da ieri seppellire i propri cari a Bagno a Ripoli costa di più. Il consiglio comunale ha detto sì, col voto contrario dei 4 rappresentanti dell’opposizione, al "pedaggio del morto": si pagano 100 euro per chi era residente nella Città Metropolitana, 150 per gli altri, gratis solo per tutta Bagno a Ripoli (frazioni comprese) e pure per la parte fiorentina di Ponte a Ema. La gabella per far arrivare il corpo del defunto in uno dei cimiteri comunali. Nella nuova "regolamentazione sul diritto di trasporto" si paga sia per la cremazione che per l’inumazione: così l’amministrazione aggira la bocciatura del Tar che aveva annullato in maniera retroattiva la ‘vecchia’ imposta dedicata solo alle salme destinate al crematorio di Ponte a Ema. Tra le motivazioni della bocciatura c’era la discriminazione tra scelte di sepoltura. Ora pagano tutti. Insorge la Confraternita del Santissimo Sacramento di San Piero a Ema che gestisce il crematorio e sta aspettando la restituzione dal Comune imposta dal giudice dei 300mila euro anticipati per il pedaggio 2019, contro cui l’amministrazione è però ricorsa al Consiglio di Stato. "E’ una tassa sul dolore – dice il provveditore Ettore Brondi – applicata, nella Città Metropolitana, soltanto a Bagno a Ripoli. Noi non lucriamo sui morti, anzi investiamo per rendere loro il giusto omaggio e tenere i prezzi bassi, nonché aiutare la parrocchia e le sue necessità. Così il Comune mette in ginocchio noi e le famiglie, oltre a prendersi gioco della decisione del Tar".
La Pec con la comunicazione della nuova normativa è arrivata 10 minuti dopo il voto del consiglio comunale. "Era già tutto deciso", lamenta Brondi. Replica il vicesindaco Paolo Frezzi: "Si tratta di un contributo presente in tutti i Comuni che ospitano impianti di cremazione come canone di concessione previsto dalla convenzione con il gestore". Secondo Frezzi anche con l’aggiunta del pedaggio "le tariffe per la cremazione a Bagno a Ripoli rimangono tra le più basse dell’area metropolitana".