
Sopraffatti dai visitatori Ma il 30% è fantasma "Obbligo registrazioni per chi fa affitti brevi"
di Ilaria Ulivelli
Anziché piangersi addosso, disperandosi per la scomparsa del turismo inghiottito dalla pandemia, gli anni del Covid potevano essere spesi provando a studiare una soluzione efficace per combattere il fenomeno dell’overtourism, quantomeno per disciplinarne gli effetti. Ci si trova invece di nuovo in mezzo a un’invasione che rischia di diventare insostenibile. E che rende il centro di Firenze ai limiti della vivibilità. Non solo per i fiorentini che, costretti a evitarlo, se ne sentono esiliati. Ma anche per gli stessi turisti sospinti dalle maree di gente passeggiando nelle vie.
Ne abbiamo parlato con Antonio Preiti, economista, docente all’Università di Firenze. Uno dei massimi esperti italiani di comportamenti sociali collettivi, fondatore e direttore di Sociometrica che offre consulenza strategica fondata sulla ricerca, partendo dalla ricerca demoscopica tradizionale fino all’intelligenza artificiale applicata all’analisi economica e sociale.
Lei che è specializzato nel cercare soluzioni, ne ha una per l’affollamento di turisti a Firenze?
"La prima cosa da fare è avere cognizione del fenomeno che oggi sfugge alle statistiche ufficiali".
Intende dire che il sovraffollamento in questo momento non è quantificato?
"Esatto. E’ così straripante perché non abbiamo una statistica che ci dica quanti siano i turisti che non sono registrati ufficialmente. Parliamo per esempi, magari pensiamo che i turisti siano cento invece sono centocinquanta".
Perché accade?
"Perché molte persone che offrono affitti brevi non registrano. Di conseguenza c’è una grande quantità di turismo sottotraccia, di persone non registrate. Non dichiarate".
Di conseguenza la prima mossa da fare è contarli...
"Bisogna obbligare le registrazioni negli affitti brevi, sono lì i turisti che adesso sfuggono al conteggio".
Quindi l’aumento esorbitante di turisti sta interamente nelle camere e appartamenti in affitto?
"Il fenomeno è cresciuto in maniera impressionante. Mentre gli alberghi sappiamo quali sono e dove sono, gli affitti brevi no".
Avete osservato il fenomeno?
"A parte vedere la crescita a occhio nudo, se paragona la crescita delle camere d’albergo con l’aumento dei turisti si osserva che la seconda curva è molto più alta della prima".
Quindi sappiamo dove sono, ma non esattamente quanti sono...
"Con Sociometrica abbiamo fatto uno studio a Roma nel 2019 da cui risulta che il turismo non ufficiale pesa intorno al 31%. Non abbiamo fatto uno studio specifico su Firenze. Ma sappiamo che i flussi che riguardano Firenze, Roma e Venezia sono abbastanza sovrapponibili".
Dal 2019 potrebbe essere cresciuto ancora?
"Nel 2022 il turismo è tornato ai livelli del 2019. Solo che ci sono molte più piattaforme che si occupano di affitti brevi. Poi ci sono i metasearch (o metamotori), piattaforme online che raccolgono prezzi e disponibilità degli alloggi messi in vendita dalle strutture ricettive e li confrontano tra di loro, offrendo al viaggiatore la possibilità di comparare le offerte e prenotare da diversi canali".
Non sapendo quanti turisti ci sono e dove sono localizzati è anche difficile organizzare i servizi in maniera efficiente.
"Purtroppo il fenomeno degli affitti brevi sfugge anche all’organizzazione servizi. Dai trasporti alla raccolta dei rifiuti, banalmente".
Quali soluzioni?
"Ce ne sono varie, ogni città importante del mondo ha adottato misure. Ci sono formule diverse che si possono adattare. Si può limitare il numero dei giorni in cui permettere gli affitti brevi, allungare il numero delle notti non limitandosi a una o due. Una volta che sappiamo quanti sono i turisti ed evidenziato luoghi e momenti critici si possono prendere le misure formulando una politica di governo che trovi le soluzioni adeguate".