
Loretta Rossi
Firenze, 6 maggio 2018 - L’attrice-scrittrice e le sue foto di nudo ‘rubate’, «riprese e pubblicate su un sito così, decontestualizzate. Io le avevo fatte per il mensile ‘Boss’ che le aveva pubblicate con una intervista in cui spiegavo la mia visione della donna, la scoperta della sua interiorità rispetto all’immagine prorompente. Questo era il messaggio che intendevo veicolare: una carnalità non disgiunta dalla parte più spirituale, profonda. Loro le hanno pubblicate così, e senza il mio consenso».
Ma Loretta Rossi – in arte Rossi Stuart, sorella di Kim (Romanzo criminale, Vallanzasca-gli angeli del male, Poliziotti, la miniserie televisiva Uno bianca) – ha perso anche in appello la sua lunga, annosa battaglia giudiziaria contro Dada Spa e un privato. Quest’ultimo scannerizzò le foto hot ‘incriminate’ di Loretta, poi riprese e pubblicate da Dada sul sito ‘freeweb.supereva...’ Informata dall’attrice dei fatti illeciti dei quali non era consapevole la società levò (15 giorni dopo aver ricevuto la comunicazione) le immagini; disabilitò l’accesso al sito mediante oscuramento dello stesso.
«Ma ormai – sostiene l’attrice – il danno era fatto». Per quegli scatti a Loretta pubblicati senza il suo consenso, i legali dell’artista chiedevano 20mila euro come risarcimento «per danni morali derivanti da lesione all’immagine, decoro, onore, prestigio personale». Ma le norme sulla diffusione incontrollata di immagini sul web (direttiva comunitaria e decreto di recepimento, codice di autoregolamentazione dei providers) – lacunose secondo Mdc, Movimento difesa del cittadino, rappresentato dall'avvocato Barbara Gualtieri (nella foto in basso) – non ha lasciato spazio a diverse interpretazioni.

Per i giudici di Corte d’Appello-seconda sezione civile che a febbraio hanno rigettato l’appello di Rossi Stuart, non è stata data prova della consapevolezza del gestore che pubblicare quelle foto era un illecito. Compensate le spese del primo grado, una delle tre sorelle dell’attore è stata però condannata a pagare a Dada Spa le spese di questo giudizio. Racconta Loretta: «La vicenda parte da lontano, nel 2001-2002 avevo trent’anni, due figli da crescere da sola. Mi proposero 5 milioni in lire per un servizio fotografico di nudo. Mi facevano comodo. E poi quegli scatti dovevano essere destinati a pochi, non al grande pubblico...». Firmò una liberatoria. «Invece molto tempo dopo le ritrovai online, scannerizzate da un privato e pubblicate da Supereva. E i miei diritti d’immagine? Nessun rimpianto – dice Loretta – la mia battaglia è un’altra: far sì che noi donne si possa essere davvero libere di decidere come e in quale contesto mostrare il nostro corpo. Ho perso la causa, anche se resta la Cassazione. Però ho conosciuto l’Mdc, Movimento Difesa del Cittadino che si batte per il riconoscimento dei diritti dei cittadini. Il mio caso è tutto sommato più frivolo di altri. Ma sarei ben contenta di poter dire, un giorno, che aver perduto la causa è servito a fissare e a rivedere regole sul corpo delle donne, dei bambini e degli uomini in internet».
«Di sicuro con il nudo artistico ho chiuso. Il 1°marzo ho fatto il mio ultimo scatto. Amo sempre teatro comico, varietà, cabaret, negli ultimi tempi però mi sono cimentata con la scrittura». E’ del 2014 il libro «Erosnauti, viaggiatori nell’eros di tutti i tempi» che tratta di reincarnazione, carnalità e spiritualità.