Firenze ha il fiato corto. Un tessuto sociale sfilacciato con il collante che dovrebbe amalgamare comunità e istituzioni che ha perso presa. Una città impaurita dalle violenze, spicciole e serie, rintanata in "periferie senza servizi" che gravitano intorno a un "centro storico che è ormai un ’non luogo’ a uso e consumo del turismo". E insomma una comunità che viaggia forte sul piano inclinato dell’indifferenza le cui ’colpe’ sono essenzialmente quelle dei tempi che cambiano (in peggio) ma anche di "una politica che dovrebbe prendere i problemi più di petto". Come, dicono loro, "si faceva una volta, quando c’eravamo noi".
La fotografia che i ’grandi vecchi’ delle istituzioni cittadine hanno scattato simbolicamente ieri nella Sala Pegaso della Regione non è un atto d’accusa, né tantomeno la costruzione dal basso di un nuovo soggetto politico, quanto piuttosto una mano tesa "a chi oggi amministra il capoluogo". Ad ascoltarli – in una sala variegata in cui siedono, tra gli altri, l’ex capo delle volanti Roberto Sbenaglia, lo storico magistrato Piero Tony, i consiglieri comunali del passato come Anna Soldani e Susanna Agostini, l’ex assessore al traffico Massimo Mattei – anche politici di oggi come Dmitrj Palagi della sinistra critica di Palazzo Vecchio, il presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi e soprattutto la vicesindaca Paola Galgani.
A tenere lezione c’è lo ’Sceriffo’ Graziano Cioni, già assessore alla sicurezza, che predica "più ascolto e vicinanza ai bisogni della gente" invitando chi governa a prendere di punta i problemi che arrivano dal basso e, accanto a lui, il rivale storico del Salone de’Dugento, il democristianissimo Giovanni Pallanti, ex vicesindaco, che attacca a testa bassa. "Firenze è in condizioni gravi – dice – E’ insicura, piena di insidie e il suo centro storico è diventato un albergo diffuso". "Governare una città non significa sedersi in un resort ma assumersi tutte le responsabilità del caso".
A moderare l’incontro "ma non ’super partes’, anzi di parte perché io come loro chiedo di vivere in una città dove non si debba aver paura di uscire di casa", l’ex direttore de La Nazione Marcello Mancini. E’ lui a dar subito la parola a Tea Albini, assessore al tempo del restyling del Franchi per Italia ’90: "Bisogna dare più funzioni e servizi alle periferie, – dice l’ex pasionaria rossa – e poi dobbiamo batterci tutti insieme per la sicurezza. Serve la massima collaborazione tra le forze dell’ordine e si eve al contempo riconoscere il Comune come ente che governa le cose. Prendiamo le Cascine? Sì, forse qualcosa in meglio è cambiato con gli ultimi interventi ma se non si interviene alla radice il problema non si risolve. Casomai si sposta da un’altra parte". Il governatore Eugenio Giani, padrone di casa, auspica la nascita di un "osservatorio sulla città che la Regione sarebbe pronta ad appoggiare".
Osservatorio che ritiene cosa buona anche Paola Galgani che invita a "mettere insieme le intelligenze" precisando però che "ogni momento storico ha le sue caratteristiche" come a sottolineare che oggi i problemi da affrontare sono diversi rispetto a un passato anche recente. E, forse, più difficili da risolvere.